Per iniziare mi piacerebbe sapere qual è l’origine del nome Aldo The Band.
Siamo fratelli e Aldo è nostro zio.
Durante i fine settimana, con la sua Santana rossa, le giornate iniziavano con una partita del São Paulo al Morumbi e terminavano in un modo del tutto imprevedibile. Andavamo, ad esempio, nella Rua Augusta che, a quei tempi, era un posto assolutamente degradato. Il problema era che eravamo bambini. Mura aveva 7 anni e André 11. E nessuno diceva niente…nemmeno i nostri genitori. Ci manca molto quel periodo in cui non si usavano cinture di sicurezza, i bambini fumavano, non esistevano radar e i cani andavano senza guinzaglio. Ad ogni modo, per tornare a zio Aldo, dopo la fase di paura e delirio e São Paulo, zio Aldo si è convertito alla chiesa, e quindi non vedrà mai un nostro concerto ma l’affetto rimane lo stesso.
Venti anni più tardi, Mura stava studiando produzione musicale e ingegneria del suono, facendo alcuni esperimenti con i sintetizzatori, mentre Andé si è sempre dedicato alla musica nonostante, per un certo periodo, di tempo ha lavorato nel settore della pubblicità. Un giorno, André entrò nella stanza di Mura ed è nata una canzone. Tempo più tardi, mentre eravamo in un bar, ci siamo ricordati delle storie di zio Aldo. E ci è venuto in mente il nome della band.
La vostra musica non si colloca esattamente nello stereotipo della musica brasiliana. Come vi collocate nell’universo musicale del vostro Paese?
Il Brasile ha 200 milioni di abitanti. Esistono 5 regioni totalmente differenti, da Belém a Natal, Rio de Janeiro, Goiás, Porto Alegre. Noi siamo di São Paulo, una città strana, urbana, violenta, caotica, stressante e cosmopolita. Siamo nati e viviamo qui. E il nostro sound riflette esattamente questo.Amiamo la musica brasiliana come tutti (siamo fan di Clube da Esquina, Eumir Deodato, Tim Maia, Caetano Veloso, Jorge Ben, Tom Jobim), ma esistono altre realtà che ci piacciono e che sono meno note come gli Azymuth e gi Uakti che appartengono alla scena elettronica brasiliana degli anni 90 e 2000.
Quali sono le principali ispirazioni per la musica di Aldo The Band?
Siamo decisamente eclettici, probabilmente a causa della nostra formazione, per l’influenza dei nostri genitori, della città, di quello che ascoltiamo. Oltre agli artisti citati nella risposta precedente, siamo molto fan di Flaming Lips, J Dilla, Yo La Tengo, Uakti e praticamente di tutta la scena dell’ house francese. Poi c’è São Paulo che è una fonte di ispirazione inesauribile.
L’ultimo disco che avete prodotto si chiama Giant Flea ed è uscito nel 2015. Parlateci un po’ di questo lavoro…
Nel 2014 abbiamo firmato un contratto con la Skol Music e siamo stati spinti verso una direzione un po’ più pop, distante da quella che è la nostra identità. Quando ce ne siamo resi conto, eravamo già ingabbiati. Non sto dicendo che non ci piace il pop, ma siamo più alternativi, lo siamo sempre stati. Basta venire ad una dei nostri concerti. Apparteniamo a quello che definiamo “caos controllato”. Nonostante ci piaccia Giant Flea, ci piace poter decidere quando si tratta della nostra musica.
La scorsa estate avete suonato in Puglia. Com’è stata questa esperienza?
Uno degli organizzatori del Primavera Sound era venuto in Brasile per selezionare alcune band. Noi siamo stati invitati a partecipare al festival Primavera Pro e a partecipare ad un concerto davanti al Museo di Arte Contemporanea di Barcellona. Alcuni italiani, subito dopo il concerto del Primavera Sound, sono venuti a chiacchierare con noi e un anno più tardi ci hanno invitati a suonare in un altro festival che stavano organizzando in Sud Italia, lo Sparks Festival.
L’esperienza è stata incredibile! Siamo stati accolto benissimo. E il pubblico è stato uno dei migliori nella storia degli Aldo. Quando camminavamo per la strada la gente, in un italo inglese, ci dicevano: “Heeeey, is good to have rockstars in Putignano!”. Ci hanno anche regalato una scatola con i migliori cibi della Puglia, la “Puglia Food Box“, uno più buono dell’altro.
Avete lanciato da poco il singolo Unbreakable. Quali sono i vostri prossimi progetti?
Stiamo mixando il nostro terzo disco. Siamo partiti praticamente da zero, cancellando molte cose e ricominciando con la nostra essenza e il nostro credo. È stato un modo di riscattare il clima e il DNA del primo disco, quello che ci ha fatto abbandonare le nostre vite precedenti per dedicarci alla musica. L’idea è quella di ridare spazio a questa atmosfera senza troppi compromessi e decisamente indie, ma con un suono più forte che ricordasse i nostri concerti dal vivo e il nostro caos controllato di cui ti parlavamo prima che è esattamente quello che offre la città di São Paulo.
È per questo che metà del disco è stato registrato nell’Atlas Studio – della band francese Air – e abbiamo chiamato Stéphane “Al” Briat per mixare. Stéphane è uno dei grandi responsabili delle sonorità house francesi e derivate, oltre ad essere colui che ha mixato i primi dischi dei Phoenix e degli Air.
Oltre a questo, apriremo il concerto dei Radiohead in São Paulo e a Rio de Janeiro al Soundhearts, um festival curato dagli stessi Radiohead. E, per finire, stiamo programmando una tournée in Europa e negli Stati Uniti. Abbiamo ancora molto lavoro da fare, ma abbiamo un grande entusiamo.

