Salvador è terra fertile per il seme della cultura. In quella che fu la prima capitale brasiliana, trovarono ispirazione – a fine degli anni sessanta – i tropicalisti, da Gilberto Gil a Caetano Veloso e Jorge Amado e Dorival Caymmi prima di loro. Dove l’Africa incontra il Brasile e il sincretismo religioso si confonde con i riti pagani, germogliano da sempre realtà culturali capaci di contagiare l’intero Paese grazie a un substrato in continuo mutamento.
I Baiana System, progetto artistico ideato nel 2009 dal chitarrista Roberto Barreto, si collocano in questo processo di trasformazione culturale come un decisivo passo in avanti rispetto a tutto quello che Salvador aveva offerto fino a questo momento. Il loro è un linguaggio totalmente inedito che si basa su tre elementi fondamentali. Il primo è il ruolo che la chitarra baiana assume nell’intero processo espressivo. Grazie a Roberto Barreto, virtuoso interprete dello strumento, la chitarra baiana, troppo spesso relegata a strumento d’accompagnamento per il trio eletrico – ovvero camion dotati di impianti audio così da animare le strade durante il carnevale di Salvador – diventa prima voce intorno al cui canto si struttura l’intera composizione. Il secondo elemento è la forte influenza del soundsystem giamaicano, che nel suono dei Baiana System diventa prorompente. In un processo espressivo già così articolato, alla quadratura del cerchio contribuisce il lavoro di Russo Passapusso, cantante e frontman del gruppo, che arricchisce le sonorità con gli elementi di matrice africana e brasiliana di cui questa terra è pregna.
Il primo disco, omonimo, dei Baiana System arriva sul mercato nel 2010. E’ un condensato di dub, samba ed elettronica. La risposta di pubblico e critica è esaltante e del tutto trasversale. La musica della band di Salvador colma una profonda lacuna nell’universo musicale brasiliano, sia sul piano stilistico sia su quello espressivo. Del primo abbiamo già dato ampia descrizione. Per quel che riguarda il secondo aspetto, invece, va detto che i Baiana System si avvalgono, durante le loro esibizioni, della potenza espressiva dell’arte visuale. Filipe Cartaxo, fratello di Barreto nonché artista plastico, ricerca e rielabora gli elementi fondamentali dell’iconografia baiana nelle sue maschere religiose, per restituirle in una forma più stilizzata e moderna, ma senza mai perdere il legame con la fonte. Gli elementi grafici vengono proiettati alle spalle degli artisti durante le esibizioni offrendo uno spettacolo multiforme e coinvolgente. L’elemento grafico e quello sonoro diventano, in definitiva, parti indissolubili di un unico linguaggio capace non solo di resistere agli anni, ma di consolidarsi, diventando il vero marchio di fabbrica della band.
Il disco del 2016, Duas Cidades, è la naturale conseguenza di quanto sinora detto. Si aggiunge l’intervento di Daniel Ganjaman, già produttore di Criolo, capace di offrire ai Baiana System un punto di vista più ampio sull’identità culturale di cui sono ambasciatori, favorendo il processo di ricerca musicale iniziato anni fa e lavorando insieme alla band ad arrangiamenti decisamente più articolati e maturi. Ganjaman ha inoltre contribuito a costruire un filo tematico dell’intero lavoro capace di porre l’attenzione su punti focali della società brasiliana attuale: la speculazione immobiliare, la crescente divisione sociale e un Paese praticamente spaccato in due – proprio come la città di Salvador.
RUSSO PASSAPUSSO
Russo, prima di parlare della tua carriera e del progetto Baiana System, mi piacerebbe che mi spiegassi qual è, secondo te, il ruolo che ha Bahia per la musica brasiliana. Perché questa terra è così importante nell’universo culturale brasiliano?
In Bahia esiste una forte influenza di musica africana e noi siamo i depositari di tale eredità. Salvador è stata la prima capitale del Brasile ed è qui che matrici diverse si sono mescolate nel tempo consentendo che diverse correnti culturali e musicali germogliassero in piena libertà
Qual è la tua formazione musicale? Voglio dire, qual è la fonte da cui ti abbeveri per creare la tua musica?
Credo che la musica sia prima di tutto la pura espressione del sentimento. Questo è particolarmente evidente nei suoni dell’entroterra baiano dove i canti religiosi, le litanie che accompagnano i funerali, le ballate che rallegrano le feste non sono altro che espressione di uno stato d’animo. Questa idea di musica è stata la mia prima grande influenza. Successivamente, quando sono arrivato a Salvador, ho iniziato ad apprezzare la grande varierà che che la nostra musica offre: il samba in tutte le sue declinazioni. Da qui, con un percorso di ricerca, ho scoperto la matrice prima della nostra musica, iniziando a sperimentarne l’interazione con i ritmi di altri Paesi. È attraverso questo processo che ho imparato i diversi linguaggi offerti dal samba reggae, dal rap, kuduro, blues, rock, creando, infine, un mio personalissimo linguaggio compositivo.
Com’è nato il tuo primo disco solo “Paraiso da Miragem”? Come sono nate le musiche del disco?
Praticamente ho trasformato in musica tutte le esperienze che mi hanno segnato e che non riuscivo a tenermi dentro. Ho sentito il bisogno, sin dall’adolescenza, di raccontare le immagini forti della lotta sociale, del lavoro, della perdita di persone care, delle separazioni. Ogni volta che vivevo una di queste esperienze, che cambiavo città, era come se metallizzassi tutto attraverso la musica, e i testi si imprimevano nella mia mentre senza che io potessi controllarli. Tutte le canzoni che trovi nel disco erano già nella mia testa quando ho incontrato Curumin, il produttore di questo lavoro. Trasformare quello che avevo in mente in un disco è stato assolutamente naturale. Paraíso da Miragem ha rappresentato per me l’opportunità di mostrare nel modo più evoluto e ampio possibile la mia arte. Ed è stato molto gratificante poter portare questo progetto in giro per il Brasile.
Sei il cantante dei Baiana Sustem. Com’è nato questo progetto?
Il nome Baiana System è un’idea di Roberto Barreto. Insieme a Filipe Cartaxo – che è l’autore delle immagini che accompagnano tutti i concerti del gruppo – Roberto cercava di costruire un universo audio visuale in cui convergessero vari strumenti ma che, soprattutto, rendesse protagonista la chitarra baiana. Inoltre, il progetto di Roberto e Filipe prevedeva della incursioni da parte della musica jamaicana. Per farlo, è stato coinvolto il bassista e produttore musicale Seco Base. Io sono arrivato poco dopo a completare un processo di ricerca che dura ancora oggi. E di questo siamo molto soddisfatti perché riusciamo ad offrire qualcosa di nuovo e inedito in Brasile.
Qual è l’universo musicale che influenza i Baiana System?
Innanzitutto il forte legame tra Bahia e Jamaica. Col tempo, abbiamo poi approfondito altri legami come quello con la musica angolana, con quella orientale. Quello che più ci piace è il dialogo che ricerchiamo non solo tra le diverse radici musicali ma anche e soprattutto tra i diversi strumenti. Ci piace mescolare gli strumenti tradizionali banani con quelli elettronici. In un senso più ampio, ci piace attingere dalle diverse culture che scorrono nel nostro sangue, cercando di capire non solo come queste si trasformano in suono, ma anche come esse influenzano il nostro comportamento, la nostra visione di mondo.
Il primo disco dei Baiana System è stato lanciato nel 2010. Vanta la partecipazione di Baiana System foi lançado em 2010. Conta com a participação do BNegão e propone sonorità ben articolate. In che modo questo lavoro si inserisce nel contesto musicale brasiliano?
Il nostro primo disco primo disco è l’incipit prezioso per questo processo di liberazione musicale che Roberto Barreto ricerca da tempo. È stato interessante assistere alle diverse forme di linguaggio usate da chi ha collaborato al disco: Roberto Mendes ha composto e scomposto le parole mostrandone accenti e eredità diverse, Lucas Santana ha navigato tra lo spazio e il tempo aprendo la nostra percezione rispetto alle manifestazioni culturali di Bahia, Mestre Gerônimo ha ricostruito il canto delle Guitarradas, BNegão, che ci ha benedetto con i suoi versi, ha previsto quel processo di identificazione popolare che si sarebbe realizzato qualche tempo più tardi per le strade di Salvador.
La musica dei Baiana System è una mistura di vari stili musicali, nonostante la chitarra baiana mantenga sempre un ruolo importante nelle composizioni. Qual è l’importanza che Robertinho Barreto ha nella vostra musica?
Robertinho è il nostro centro di gravità. É grazie che la nostra ricerca musicale esiste.. Abbiamo iniziato grazie alla scintilla di energia che Roberto ha acceso e che oggi cerchiamo di trasformare in fiamma.
Dal 2011 i Baiana System incrociano gli oceano per esibirsi all’estero. Avete già suonato in Cina, in Europa, negli Stati Uniti. Com’è stata questa esperienza e come siete stati accolti all’estero dal momento che siete decisamente lontano dallo stereotipo di musica brasiliana?
Suonare all’estero ci ha aiutato a capire meglio la nostra identità. Ricordo che le maschere dei Baiana si sono trasformate in spiriti quando siamo arrivati per la prima volta in China. Il nordest brasiliano è ricco di questi simboli che normalmente vengono utilizzati nelle manifestazioni popolari che, molto spesso, passano quasi inosservati. Quando, però, questo succede dall’altro lato del mondo, riusciamo a capire quanto questa simbologia sia forte per la nostra cultura.
Il 2016 é l’anno di Duas Cidades, prodotto da Ganjaman. Perché avete scelto questo titolo e in che modo i Baiana System hanno trasformato il loro modo di fare musica rispetto al primo lavoro?
Duas Cidades è il nome di uno dei brani del disco e affronta il tema della dualità che incontriamo non solo nella geografia di Salvador, ma anche nella sfera personale e spirituale del nostro popolo. Il titolo è l’unico codice attraverso il quale è possibile decifrare tutti i testi, le immagini, le melodie e le danze, gli accenti del disco.
Per quel che riguarda Daniel Ganjaman, ci ha mostrato come valorizzare meglio la nostra musica, immergendosi nella nostra cultura.
Tornando a parlare di Bahia, la tua terra ha visto nascere João Gilberto, Dorival Caymmi, Caetano, Gil, Bethânia, Gal, Tom Zé, solo per citarne alcuni. Qual é il panorama musicale baiano attuale?
Nonostante le difficolta che la nostra cultura sta attraversando, esiste un forte movimento culturale che guarda soprattutto all’universo del reggae. In questo senso, posso citare Mc Vandal , gli IFÁ Afro Beat , Livia Nery, il produttore Rafa Dias e i suoi progetti, il Tropical Selvagem, il gruppo O quadro, la cantante Josyara. Tutti loro sono dei veri innovatori della nostra musica.
Prevedete di tornare a suonare in Europa?
Stiamo programmando il lancio di un disco e di un nuovo singolo all’estero. Torniamo presto!
Robertinho Barreto
Qual è la tua formazione musicale? Da dove viene la tua ispirazione per fare musica?
È difficile rispondere a questa domanda. La mia generazione ha avuto la fortuna poter ascoltare moltissima musica sia brasiliana che straniera. Ad ogni modo posso dire di essere influenzato dalla musica brasiliana in tutte le sue declinazioni, dal tropicalismo a oggi: Gil, Caetano, Jorge Ben. A questo si somma tutta la musica rock, dai Led Zeppelin ai Beatles. Più tardi ho iniziato ad ascoltare i Novos Baianos, e mi sono interessato alla cultura del trio eletrico e alla musica del carnevale. Credo comunque che la mia formazione musicale si debba soprattutto alla música popular brasileira
Sei uno dei fondatori dei Baiana System. Quali sono le origini del progetto e cosa si nasconde dietro al nome che avete scelto?
Il nome nasce dall’idea di unire la parola baiana, in riferimento alla chitarra baiana, al system che, invece si riferisce al sound system giamaicano. È un progetto che volevo realizzare da un po’ di tempo. Avevo suonato la chitarra baiana già nel gruppo si samba-reggae Timbalada, poi ho lavorato con il percussionista Ramiro Mussotto. Queste esperienze mi hanno dato l’occasione di valorizzare questo strumento tipico della musica popolare brasiliana. Ho iniziato, così, a comporre ponendo la chitarra banana come elemento centrale. I Baiana Sustem sono arrivati dopo, con il desiderio di creare un progetto che trascendesse dalla musica del carnevale ma che inglobasse la scena underground si Salvador, quella del sound system giamaicano, delle percussioni di matrice africana. Mentre metallizzavo questa idea ho conosciuto Russo Passapusso che ha portando nel gruppo altre influenze come quelle del samba, della samba reggae, della musica nordestina. Il nostro primo disco che si intitola Baiano System non è nient’altro che un esperimento in cui la chitarra banana dialoga con la voce su una base di sound system.
I Baiana System hanno un forte legame con l’arte visiva. L’uso di maschere ne è un aspetto. Come nasce il vostro linguaggio audio visuale?
Il nostro progetto è nato già con la necessità di esprimerci sia dal punto di vista visuale che musicale. Filipe Cartaxo, mio fratello, stava già lavorando su alcune immagini tipiche della cultura baiana ma i Baiana System sono stati un vero laboratorio per lui. Le maschere che usiamo sono maschere popolari già radicate nella nostra cultura, che Filipe ha rielaborato e che, in fin dei conti, sono diventate il simbolo dei Baiana System.
Il primo disco dei Baiana System, lanciato nel 2010, offre sonorità decisamente articolate e vanta partecipazioni importanti. In che modo questo lavoro trova il suo posto nel contesto musical brasiliano?
Quando abbiamo pensato di fare un disco abbiamo subito sentito l’esigenza di invitare alcuni artisti. Tra questi, ci sono BNegão, Lucas Santtana, Gerônimo, Roberto Mendes. Nell’esatto modo in cui nel secondo disco c’è Siba. Siamo sempre molto aperti a questo tipo di collaborazioni tanto nei dischi, quanto nei concerti.
Dal 2011 avete iniziato ad esibirvi fuori dai confini nazionali. Come siete stati accolti all’estero visto che la vostra musica si allontana dallo stereotipo di musica brasiliana?
Già durante il primo anno di carriera abbiamo avuto la possibilità di esibirci all’estero e questo è stato molto importante per la nostra formazione. Siamo stati in Cina due volte, in Giappone, Siberia, Danimarca, Stati Uniti. I festival all’estero sono molto ben prodotti e questo ci dava la possibilità di esprimerci al meglio anche dal punto di vista visuale attraverso l’uso di maschere e proiezioni. È stato bello vedere che in Cina e Giappone il pubblico usava le nostre stesse maschere sentendosi parte della nostra musica. Quello che dici sullo stereotipo di musica brasiliana è vero, ma credo che il pubblico sia riuscito comunque a percepire gli elementi della nostra cultura popolare. Nei festival, d’altra parte, la nostra musica era presentata come folk music. Anche se ci piace mantenere vivo il dialogo con le nuove tendenze musicali.
I Baiana System hanno un legame molto forte con il carnevale di Salvador. Quindi il carnevale non è solo l’axé di Ivete Sangalo e Claudia Leitte?
Assolutamente no. Il carnevale va aldilà di qualsiasi artista. Purtroppo, però, da un po’ di tempo vogliono farci che il carnevale appartenga a pochi nomi noti. Per noi, invece il carnevale è la manifestazione della cultura popolare per eccellenza, che ha una grande importanza per questa città che, attraverso i suoi carri allegorici, si esprime come non potrebbe mai fare durante l’anno intero. Il carnevale è un universo molto ampio che i Baiana System hanno molto a cuore. Quello a cui ti riferisci la commercializzazione del carnevale a fini turistici.
E immagino che sia questo il concetto su cui si basa il Trio Pirata…
Esatto. Il Trio Pirata parte dalla necessità di creare un carnevale più libero, senza corde a limitare l’accesso ai soli paganti. Il nostro carnevale è aperto a tutti, in controtendenza con quella commercializzazione del carnevale che passa attraverso l’axé. Non ci è mai piaciuta l’idea di vendere il carnevale e non abbiamo mai lavorato in questo senso. Il nostro Trio Pirata è molto più piccolo di quelli che hai citato, ma questo ci permette di essere più vicini al nostro pubblico. Il Trio Pirata è, in definitiva, il modo che abbiamo trovato per sentirci a nostro agio dentro il carnevale.
Il 2016 è l’anno di Duas Cidades. Qual è stato il processo creativo alla base del disco?
Alla base del disco ci sono le molteplici performance che hanno sempre accompagnato i nostri concerti, le sperimentazioni musicali a partire dai brani del primo disco. E il titolo, invece, è lo stesso di una canzone che riscuoteva molto successo dal vivo e che pone l’attenzione sulle divisioni che ci sono naturalmente nelle grandi città, come la città alta e quella bassa qui a Salvador. Ovviamente questa divisione geografica ha risvolti più profondi. Quelli della città integrata su quella emarginata. A questo si aggiunge il fatto siamo attraversando un momento politico particolare in cui il Brasile è diviso in due diverse e contrapposte fazioni. Duas Cidades non è altro che la fotografia del triste momento storico che stiamo vivendo.

