Il nuovo incontro di Caetano e Gil su un palcoscenico è nato per caso, grazie a un’intuizione felicissima di Ettore Caretta, agente e manager dei due, che, accortosi della ricorrenza dei cinquanta anni di carriera per i due bahiani nel 2015, ha proposto loro di fare un tour. All’inizio Caetano era restio, lo ha convinto Gil e dal luglio 2015 i due stanno girando con questo concerto straordinario, prima l’Europa, poi il Brasile, l’America Latina e gli Usa, il Brasile ancora (concerto gratuito a Bahia!!) e di nuovo l’Europa. L’ultima data venerdì scorso a Roma.
Il repertorio dello show, deciso insieme da Caetano, Gil e dalla moglie di Gil, Flora, evita ogni celebrazione, parte dai primi anni Settanta, dal ritorno di Caetano e Gil a Bahia dopo l’esilio londinese, il brano d’apertura è Back In Bahia, e poi proprio come un film il concerto scorre tra numerosi flashback, i primi successi, i brani più famosi, i brani preferiti, alternando composizioni di entrambi insieme a qualche omaggio, inevitabile, come quello a João Gilberto nella ripresa di É luxo só (e in cui le due voci in maniera totalmente diversa e complementare evocano il canto di João), e due canzoni non brasiliane Come Prima in italiano e Tres Palabras in spagnolo. Ogni brano nel suo svolgersi evoca ricordi e riflessioni ma, nello stesso tempo, le canzoni rimangono canzoni, leggere e avvolgenti (“musica leggera”, detto all’italiana, è un termine che piace moltissimo a Caetano) ed è impossibile partecipare al concerto senza cantare dietro, a bassa voce, dall’inizio alla fine. Sul palco Gil e Caetano riescono a dare il senso di quella che è ed è stata la loro relazione, un’amicizia e un rispetto profondo (ad esempio fu Gil a convincere Caetano perché diventasse musicista e cantante), e al posto del sentimento celebrativo, che tarpa ogni stimolo creativo (nel rock, ad esempio, quale duetto potrebbe essere così autorevole? Forse solo Bob Dylan e Van Morrison, ma con che esiti?), è un concerto che illustra come due superstar possano essere umane e creative, attente a dare solo il meglio, niente di tirato via.
Sampa e Terra di Caetano sono emozionanti, suonano sempre più vissute e mature, costantemente perfezionate, e così Drão e Não tenho medo da morte che illustrano l’abilità di Gil, tanto nel canto che alla chitarra, mai virtuoso o sopra le righe, ma sempre più incredibilmente bravo. C’è anche un nuovo brano composto a quattro mani, As Camélias do Quilombo do Leblon scritto nel corso del tour, è bellissimo.
I due si alternano al canto e sono sempre insieme sul palco anche quando è di scena l’altro (nel tour di Tropicália 2 invece si assentavano a vicenda); dall’apertura più pacata con le canzoni di Caetano si passa al ritmo con i brani di Gil in crescendo e si arriva al finale con una serie di bis in cui artisti e pubblico sono in completa comunione, tutti ammaliati. Gil conclude cantando Everything is gonna be alright dell’amato Bob Marley, “andrà tutto bene”. E si va via dal concerto felici, sperando che davvero questo sia possibile.
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