Zeca Baleiro
Chão de Giz
Som Livre
2015
Pernambucano uno – Zeca Baleiro -, paraibano l’altro – Zé Ramalho -, due mondi e due storie che si fondono in un unico lavoro – Chão de Giz – in cui nella voce del primo si rinnovano le canzoni del secondo. Queste ultime, quindici in tutto, sono quelle che raccontano la carriera di uno dei grandi nomi della musica brasiliana e della musica nordestina: Zé Ramalho, appunto.
L’idea di interpretare i brani dell’artista paraibano prende piede nel 2013. All’idea segue una serie di concerti. I concerti si trasformano in un cd e un dvd che lo stesso Zeca racconta così:
A luglio del 2013, sono stato invitato a cantare le canzoni di Zé Ramalho per la seconda edizione del progetto BB Covers. L’invito mi ha reso felice e onorato. Sono stato (e sono) fan appassionato della musica di Zé, così come di quella di tutta la generazione Nordeste 70, o come si chiama il gruppo di musicisti che ha scosso la musica brasiliana in quel decennio, nata dal Pernambuco, Paraíba e Ceará. Allo stesso tempo, però, ero preoccupato per una cosa, devo confessarlo. Già avevo lavorato ad un cd e un dvd con Fagner, altro nome essenziale della stessa scena, qualche anno fa. All’epoca del lancio del mio primo disco, parte della stampa aveva proposto dei paragoni semplicistici tra la mia generazione e quella di Nordiste 70. Io fui annunciato da alcuni come il “nuovo Zé Ramalho”. Ora, nessun artista che ci tenga alla propria persona artistica desidera essere chiamato “il nuovo qualcuno”, che sia Zé Ramalho, Bob Dylan o Tom Jobim. È chiaro che c’erano (e ci sono) molti punti di contatto tra le due generazioni, così come tra la mia musica e quella del poeta paraibano, soprattutto, in questo caso, l’amore per il cordel e la musica folk. Ma il paragone era dovuto, credo io, alla somiglianza, diciamo, concettuale, tra Heavy metal do senhor, canzone che apriva il mio primo disco, e A peleja do diabo com o dono do céu, canzone e titolo del secondo disco di Zé Ramalho.
Proprio per questo questo, era normale che io riflettessi bene prima di accettare l’invito. La stessa Monique Gardenberg, una delle curatrici del progetto – che avrebbe diretto il DVD creando un’atmosfera scura e poetica – ebbe qualche esitazione dopo avermi invitato. Durante lunghe conversazioni telefoniche, discutemmo di molti altri artisti con la cui opera avrei voluto cimentarmi. Martinho da Vila, Sergio Sampaio, Luiz Melodia, Tom Zé e Jackson do Pandeiro furono solo alcuni dei nomi presi in considerazione. Eppure l’idea della sfida già mi aveva catturato. Ho passato giorni interi ascoltando e riascoltando l’opera ramalheana, riscoprendo vecchie bellezze e conoscendone altre che mi erano sfuggite. Tornai a riconsiderare la cosa: “che bel tributo potrebbe nascere da questo concerto!”, pensavo nella mia sala dei bottoni.
L’ascolto dei primi dischi di Zé Ramalho mi riportò all’epoca in cui mi avvicinavo allo studio di uno strumento, e tutto quel repertorio si accese nella mia memoria come la fiamma di un cerino: Chão de giz, Vila do sossego, Taxi boy, A terceira lâmina e tante altre canzoni, alcune delle quali sono rimaste fuori per criteri che vanno aldilà del discorso meramente musicale, come Adeus segunda-feira cinzenta, Meninas de Albarã, Canção agalopada e Galope rasante, erano tutte nella lista delle mie preferite. In un lavoro che sarebbe dovuto essere un tributo all’opera di un compositore, dovevo soppesare sia il mio gusto musicale , ma anche l’importanza storica e la popolarità delle canzoni, così come il pericolo della ridondanza. Non posso dire che il processo sia stato facile, ma mi ha dato molte ore di piacere e gioia. Fino alla fine, ho ascoltato nuove opere prime e riscoperto perle dimenticate nei lati B dei vecchi vinili. È così che sono arrivato a questo repertorio che considero una esposizione generosa della musica di Zé Ramalho, un artista/poeta inquietante e essenziale