Il mantice si gonfia, inspira. Poi uno sbuffo, un respiro lento spinto dalla forza delle braccia che si avvicinano. Pausa. Ancora una volta. Poi due. Ché quei tasti neri e bianchi possano raccontare, ché all’anima del musicista sia data una voce. Quella del sertão, la distesa arida del Brasile. Il viaggio inizia lì, su una strada polverosa di Garanhuns, Pernambuco. La musica, quella di una sanfona, la vita, quella di Dominguinhos.
Il racconto è affidato alla voce calma dell’artista. Sembra di vederlo, Dominguinhos, mentre racconta dei suoi primi passi nella musica con la sanfona di Chicão, suo padre, o mentre ricorda i tempi di Os Três Pinguins, trio musicale con i fratelli Moraes e Valdomiro che animava le notti pernambucane. Ad ascoltarlo, si ha l’impressione che durante il racconto il suo viso si rilassi in quel sorriso che non ha mai negato al suo pubblico e alla vita.
C’è la voce, ma ci sono anche le immagini che Eduardo Nazarian, Mariana Aydar e Joaquim Castro hanno incollato sapientemente una all0altra, per dare vita al documentario, come mosaico straordinario, che celebra la vita di uno dei più grandi musicisti che il Brasile abbia mai conosciuto.
Immagini storiche, a volte rare, come quella in cui il il sanfoneiro pernambucano suona e danza con Luiz Gonzaga, maestro di musica e di vita. Ci sono quelle, ancora, delle parcerias di Dominguinhos con Nara Leão, Gilberto Gil, Elba Ramalho, Djavan, Gal Costa, Lenine, Hamilton de Holanda, Yamandu Costa.
E c’è la musica, quella dei brani celebri di Dominguinhos. Lamento Sertanejo, De volta pro aconchego o Contrato de Separação cantata, nel documentario, con Nana Caymmi, sono solo alcuni dei titoli che compongono la colonna sonora del documentario e, perché no, della vita di molti brasiliani.
Il viaggio dura novanta minuti, ma è così denso che alla fine si ha la sensazione di conoscere il sanfoneiro baiano da una vita, di averlo incontrato, di averlo conosciuto, abbracciato, ascoltato, amato. E quando, verso la fine, Dominguinhos, di spalle, in un corridoio bianco cammina e parla della sua vita di artista, si è pervasi da una saudade immensa. La voglia, allora, è quella di premere play un’altra volta sul lettore dvd e abbandonarsi ancora una volta al racconto e alla musica di Dominguinhos. Perché, così, si possa almeno per qualche altro minuto matar a saudade