A Mulher do fim do mundo

Elza Soares
A Mulher do Fim do Mundo
2015

Scenario apocalittico, chitarre acide, percussioni violente. Poi un trono, in alto. Una chioma viola brillante a sovrastare tutto. Quella di Elza Soares. Dai suei piedi, radici metalliche si abbandonano alla gravità lungo una scalinata che porta al palco. L’Auditório Ibirapuera, ieri, era la porta d’ingresso per il mondo impietoso di A Mulher do Fim do Mundo, ultima fatica discografica della cantate carioca e primo disco di canzoni inedite della sua carriera, come Volta por Cima e Pressentimento.

Alfieri di Elza, dea profana, come la definisce Guilherme Kastrup, musicisti concreti quanto la città che li ha visti nascere, São Paulo. Kiko Dinucci, Rodrigo Campos, Marcelo Cabral, Felipe Roseno e Cuca Ferreira, sotto la direzione artistica di Celso Sim e Romulo Fróes. Il loro suono acido sostiene la voce rauca e divina di Elza che scandisce, canta, interpreta, divora gli undici brani del disco e qualche vecchia perla del passato.

Elza, come Virgilio nell’inferno di Dante, racconta, descrive, indica un mondo decadente, una favela in decomposizione. Futuristica ma quanto mai attuale, lontana ma assolutamente vicina. E le parole che si solidificano sulla lingua di Elza, nell’aria tesa del teatro sono dure per denunciare la violenza domestica in Maria da Vila Matilde. Le bestemmie gridate dal palco sono corrosive per raccontare le sopraffazioni subite da un transessuale in Benedita.

Lo show di Elza, le canzoni che interpreta,  sono uno schiaffo alla società del perbenismo, una pugnalata al cuore del Brasile indifferente, un calcio nello stomaco, un rigurgito di verità. La stessa verità che solo Elza Soares sa cantare, quella che prude, ferisce, nel ritornello amaro a carne mais barata do mercado é a carne negra / la carne meno cara sul mercato è la carne negra.

Eppure, in uno scenario così impietoso, c’è anche il tempo per il riscatto, l’occasione, per Maria o per Benedita, di risorgere dalle proprie ceneri, proprio come Elza Soares ha fatto per tutta la vita e continuerà a fare. Dopotutto, dal palco, Elza tuona: questo è solo l’inizio, molte altre cose meravigliose accadranno. Che Oxalá permetta che si realizzino.

Noi, non possiamo che aspettare che A Mulher do Fim do Mundo, ancora una volta, torni a cantare.