A testa in giù

Gabriele Mirabassi
A Testa in Giù
Egea

A guardare il mappamondo, sembra che chi vive in Brasile veda le cose da un’altra prospettiva. Tutto è capovolto, sottosopra, invertito e, per questo, affascinante e misterioso. La vivida immaginazione di un bambino non ha limiti, né zone d’ombra. É tutto così chiaro. Se i piedi stanno per terra, chi vive in Brasile deve necessariamente trovarsi a testa in giù. Logico!

Gabriele Mirabassi, che dal Brasile si lascia affascinare da tempo, il suo nuovo disco lo chiama proprio così, A testa in giù, come tributo a al bambino curioso che era e alla musica brasiliana come  “opportunità salvifica”. Samba e choro sono, allora, una sorta di rinascita musicale così profonda che si posò parlare di un Mirabassi  A.G e di uno D.G. – Avanti Guinga e Dopo Guinga -. Perché, continuando ad usare un linguaggio biblicola musica di Guinga e sulla via di Damasco, un filtro per osservare quel mondo a testa in giù dalla prospettiva corretta.

Nel disco, le composizioni di questo genio carioca sono ben due – Choro pro Zé, scritta a quattro mani con Aldir Blanc, e Par Constante -. Entrambi i brani raggiungono quella purezza stilistica, quella tensione armonica che solo Guinga sa dare e di cui Mirabassi è impeccabile interprete. La morbidezza sonora del clarinetto sulle note sostenute è avvolgente come un abbraccio, una carezza.

Oltre a Guinga, l’intero lavoro è costellato dai nomi di grandi compositori, a cominciare da Walter Branco con la sua brillante Segura o Sérgio, brano d’apertura del disco, fino ad arrivare a Chico Buarque e Edu Lobo con Valsa Brasileira, tra le più belle  composizioni della coppia, che l’Orquestra à base de Sopro de Curitiba, che accompagna Mirabassi in questo lavoro, sotto la guida dal maestro Sérgio Albach, interpreta in tutta la sua drammaticità, che si consuma negli acuti di clarinetto.

Toni più scherzosi, sbarazzini, si notano, invece, in A Ginga do Mané – uno choro di Jacob do Bandolim scritta per il dribbling rapido e unico di Garrincha – la cui interpretazione è affidata ad un quintetto. I legni, che sembrano rincorrersi, muoversi da un lato  all’altro, che a volte saltellano, deviano bruscamente, sono la descrizione perfetta di quelle gambe asimmetriche di uno dei più grandi calciatori brasiliani.

Sulla stessa brillantezza sonora si mantiene anche Brilha o Carnaval, un frevo di André Mehmari in cui Mirabassi sembra esprimere al meglio la sua straordinaria brasilianità.

Con A testa in giù, Mirabassi sembra aver perso il peccato originale che ogni gringo porta cons sè.  Sul palco, come nelle sue composizioni Arrivederci e Grazie e Struzzi Cadenti, il clarinettista è brasiliano tra i brasiliani che a samba risponde con samba, a choro risponde con choro. E non è un caso, viene da pensare, se sotto il titolo a lettere maiuscole A TESTA IN GIÙ, tra parentesi si legge De Cabeça Para Baixo.