Alberto Riva
Il Samba di Scarlatti
2015
Scrivere un thriller non è cosa da tutti. Il rischio di essere prevedibili, scontati, è sempre dietro l’angolo. Non per Alberto Riva, però, che nel suo nuovo lavoro Il Samba di Scarlatti, edito da Mondadori, gioca sul filo della suspance dall’inizio alla fine così che quasi trecento pagine di storia si ingurgitano in poche ore di appassionante lettura.
L’intera storia si articola nelle strade della cidade maravilhosa che nella storia di Riva si veste di nuovi colori, quelli del Belpaese. Il protagonista, infatti, è un italiano emigrato in Brasile. La vittima, idem. In questo modo Alberto riesce a concentrare nello stesso lavoro le sue due anime, quella italiana e quella brasiliana che l’autore ha nutrito durante la sua lunga residenza brasiliana.
Senza entrare nei dettagli della trama – non sarebbe giusto né per il lettore, né per l’autore -, gli ingredienti importanti di questo libro sono la storia, i personaggi e il suggestivo scenario offerto da Rio de Janeiro.
La storia è un’incredibile tela di eventi e di colpi di scena che Alberto Riva interseca sapientemente, non lasciando niente al caso. Ogni episodio, ogni dettaglio trova il suo equilibrio nell’economia del racconto, se non subito, per lo meno alla fine. L’espediente di lasciare alcuni eventi in sospeso – come già era accaduto in Sete – carica il racconto di tensione così che la lettura diventi quasi necessità.
A rendere ancora più gradevole il racconto contribuisce l’empatia che si crea tra il lettore e i personaggi. Franco Scarlatti si fa voler bene sin dalle prime pagine. Onesto – o forse no? -, leale e generoso, il protagonista di questo samba tutto italiano è la vera nota dominante del libro. Alberto Riva è riuscito a creare un personaggio senza il quale il racconto stesso perderebbe di senso. Insomma, il titolo Il Samba di Scarlatti è più che mai azzeccato. Punto di congiunzione di ogni racconto nel racconto, l’italiano si adegua bene alle strade del morro così come alla spiaggia di Ipanema, con tutto quello che questi scenari portano con sé.
Morros e spiagge sono i due lati della città che si affacciano, prepotenti nella loro bellezza, in questo libro. I primi, descritti con dovizia di particolari, sembra quasi di vederli, di ascoltarne i suoni, di sentirne gli odori. Le immagini della favela si imprimono sulla retina del lettore come una festa di colori che Alberto disperde un po’ ovunque nella storia. Colori mai visti prima. Il grande pregio di Riva, infatti, è quello di saper mostrare una Rio de Janeiro sconosciuta che, spasso, passa inosservata non solo agli occhi dei turisti ma anche a quelli dei suoi abitanti. Una Rio autentica, sfacciata, senza filtri.
E poi c’è la musica, quella brasiliana, di cui Alberto Riva è profondo conoscitore.
Nel samba di Scarlatti c’è proprio tutto quello che un appassionato di Brasile cerca ma, anche, tutti gli elementi cari agli appassionati del genere thriller. Questo, in fondo, è il libro che chi ha già letto Sete si aspettava; il thriller che chi non conosce Alberto non può perdersi.