getzgilberto1976João Gilberto e Stan Getz
Getz/Gilberto ’76
Resonante Records
2016

Il sodalizio musicale tra João Gilberto e Stan Getz affonda le radici nei lontani anni sessanta e passa attraverso dischi come Getz/Gilberto del ’64 – vincitore di numerosi Grammy tra cui quello come miglior disco dell’anno – come il live al Carnegie Hall del ‘66 – lanciato poi sul mercato fonografico con il titolo Getz/Gilberto #2 – o ancora come The Best of Two Worlds, del ‘76, nel quale alla voce di João, si aggiunge quella di Miúcha.

Da qualche settimana, però, esiste un altro lavoro che per cinquant’anni esatti è rimasto conservato nell’archivio segreto del produttore culturale Todd Barkan e che oggi, grazie al lavoro di restauro del team della Resonante Records, interrompe il logorante silenzio nel quale João si è chiuso da tempo. Getz/Gilberto ’76, questo il titolo del disco, è la registrazione del concerto che il duo ha tenuto nel noto jazz club Keystone Korner di San Francisco in un giorno di maggio del 1976.

Quella sera, insieme al Gilberto e Getz, sul palco c’erano Joanne Brackeen al piano, Clint Houston al basso e Billy Hart alla batteria. Il protagonista indiscusso della serata, però, è il brasiliano. “João Gilberto è il cantante più singolare dei nostri tempi. La sua curiosa abilità nel cantare con voce calda senza ricorrere al vibrato, il suo impeccabile e inimitabile senso ritmico e il suo intimo rapporto con la chitarra lo rendono unico. É un mistero come un tale artista, cosi  restio a mostrarsi in pubblico, sia qui questa sera”. Sono le parole che Getz usa per introdurre João Gilberto. Poche battute per raccontare il complesso universo del padre della bossa nova, poi, un religioso silenzio interrotto appena dalla chitarra di João che intona È Preciso Perdoar. Timida, poco dopo, si fa sentire la batteria che accenna la ritmica sul cerchio del rullante. Qualche riff di pianoforte fa da contrappunto alla voce, il basso appena si percepisce. Quando João Gilberto canta e suona si ha la sensazione, ascoltando la registrazione, che gli altri musicisti abbiano il timore di intervenire ed infrangere quel magico momento che l’elfo misterioso, come lo chiamava il Getz, è in grado di creare. A dialogare con João Gilberto, insomma, c’è solo Getz con i suoi assoli pur sempre misurati. Dopotutto però, l’abbiamo detto, l’intesa tra i due è solida e radicata. Gli altri, invece, sono stati catapultati in un universo fragile quanto misterioso in cui entrare in punta di piedi. João basta a sé stesso e Brackeen, Houston e Hart ne sono felicemente consapevoli.

Il repertorio è quello di sempre, quello che João Gilberto non ha mai voluto abbandonare, da Aguas de Março a Samba da Minha Terra, da Chega de Saudade a Eu Vim da Bahia, e poi Doralice, Um Abraço no Bonfá, Rosa Morena, Morena Boca de Ouro e per finire, ancora una volta, É Preciso Perdoar. Le emozioni, però, si rinnovano ad ogni accordo, ad ogni nota sostenuta, ad ogni parola cantata, almeno fino a quando il silenzio non annuncia la fine del disco. Ritorna così n mente una canzone di Caetano Veloso che recita melhor do que isso só mesmo o silêncio, e melhor do que o silêncio só João. A quel punto basta solo premere, ancora una volta, il tasto play.

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Cinquant'anni dopo, arriva un nuovo disco di João Gilberto e Stan Getz
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Cinquant'anni dopo, arriva un nuovo disco di João Gilberto e Stan Getz
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La Resonante Records lancia sul mercato discografico una registrazione inedita di João Gilberto e Stan Getz. Il titolo del disco è Getz/Gilberto ’76
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