



con l’orchestra d’archi del Conservatorio, diretta magistralmente da Giuseppe La Malfa, con la partecipazione di Fabio Falaguasta al cavaquinho (uno dei promotori dell’iniziativa), il grande sette corde di Brasília Henrique Neto e il pandeirista del Club du Choro di Parigi, il carioca Wander Pio, con tutta la sua carica energetica. Questo evento nell’evento, è stato il primo concerto in assoluto che Henrique Cazes ha tenuto in Italia, al quale la stampa locale ha dato ampio rilievo. È stato bellissimo, in una sala strapiena, vedere i colleghi di conservatorio cimentarsi insieme agli strumenti tipici della tradizione brasiliana, cavaquinho, pandeiro, chitarra 7 corde, in un programma che rappresentava un percorso dalla musica erudita brasiliana allo choro tradizionale. Si è potuto così ascoltare in prima europea il Concertino per cavaquinho e orchestra (il primo mai scritto per questo strumento) del grande compositore Ernani Aguiar, poi lo splendido Divertimento di Cazes (suonato in duo con Henrique Neto) e suoi arrangiamenti orchestrali di brani di Waldir Azevedo e Radamés Gnattali, e – per me grande onore – il brano che ho scritto espressamente per lui, Retrato, per cavaquinho, chitarra 7 corde e orchestra d’archi, il cui ascolto è stato per me veramente emozionante, come già mi ero reso conto dalle prove nei giorni precedenti.
Il Secondo Giorno

L’ultima sessione, “La didattica dello choro”, è stata aperta da Henrique Lima Santos Neto, il già citato sette corde figlio del grande



La presenza di Cazes in Italia, ha poi avuto una coda a Roma, dove il sottoscritto e gli chorões italiani Massimo Aureli, Lorenzo Andraghetti e Fabio Falaguasta lo hanno accompagnato in alcune esibizioni, e dove si è svolta una sua interessante master class tenutasi presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Del convegno di Reggio Calabria è attesa poi la pubblicazione degli atti, altra tappa importante per l’espandersi dello choro in Italia, dove ormai si sta creando un terreno fertile tra varie rodas che stanno nascendo in diverse città. Ma oltre le rodas, i concerti e la didattica, ritengo che la “conquista” degli spazi accademici, come conservatori e università, segnerà un ulteriore passaggio e un salto di livello per la diffusione di questo meraviglioso genere musicale che è lo choro, come è già accaduto in Brasile e sta accadendo in altre parti del mondo.

