Nella storia che raccontiamo, il nome dei Kiss appare di sfuggita, per un attimo. Poi sparisce. Perché quando le facce dipinte di nero e di bianco del gruppo statunitense ancora non hanno colorato nessun palco, in Brasile i Secos e Molhados hanno già lanciato un disco, considerato ancora oggi tra i più belli della musica brasiliana.

Secos e MolhadosLoro, i Secos e Molhados, non i Kiss, avevano dipinto il viso di nero e di bianco, già nel 1971. I loro costumi, le loro esibizioni, incantavano i brasiliani. Il loro cantante, un ragazzo esile, stravagante, irriverente, con quella voce acuta, ammaliava gli uditi più critici. Si contorceva, saltava, ammiccava sulle note di Sangue Latino, O Vira, Assim Assado e Rosa de Hiroshima, brani inseriti nel primo album Secos & Molhados del 1973. Il suo nome era Ney de Souza Pereira, ma tutti lo conoscono ancora oggi come Ney Matogrosso, l’artista destinato a entrare nelle più importanti pagine di storia della musica brasiliana.

Ney Matogrosso fugge da ogni tentativo di essere inquadrato nel ruolo di cantante o, peggio ancora, di interprete, potendo invece essere definito come artista lato sensu.

Dal punto di vista del canto, il brasiliano entra in un registro vocale molto raro per il sesso maschile, ovvero quello del cosiddetto contraltista o, usando una terminologia quattrocentesca, contratenor. L’acutezza della voce di Ney Matogrosso e la sua estrema originalità e riconoscibilità gli consentono di primeggiare tra la moltitudine. A questo, poi, si aggiunge una tecnica eccellente, un controllo della voce impeccabile, e una capacità interpretativa evidentemente ereditata dai trascorsi di attore.

La  sua forte personalità, tra l’altro, gli permette di far suo ogni brano che interpeta. Nella suo canto, grandi brani di ChicoNey Matogrosso Buarque, Cartola, Cazuza, perdono la l’imprinting dell’autore e si trasformano in nuove opere. In questo senso, l’interprete si fa compositore, dove la composizione inizia in studio e si conclude sul palco, in uno spettacolo maestoso e colorato.

Ney Matogrosso, infatti, oltrepassa i confini della musica ma va ben oltre, spingendosi in quella che oggi chiamiamo arte visuale. Si
affida ai travestimenti Ney,  sempre ricchi e provocanti, che spesso giocano sul labile confine tra uomo e donna, tra maschile e femminile. Precursore dei tempi, l’artista mato-grossense sviscera quello stesso concetto di androginia che, almeno all’inizio, la rivoluzione tropicalista avrebbe affrontato più tardi.  E allora sul palco si alternano abiti piumati, profonde scollature, trasparenze audaci e, ancora, sottili stracci che mal celano le nudità dell’artista che si espone e canta la sua libertà di spirito anche in piena dittatura militare.

Ney Matogrosso ama il palco e la sua carriera, pur passando attraverso i dischi, è rivolta principalmente all’esibizione dal vivo. Poco importa, però, essere sul palco o dietro al palco ad armeggiare con un mixer per le luci. Ney ama fare anche questo e lo fa con dedizione e amore così che, tra un disco e l’altro si occupa dell’illuminazione di grandi concerti come quelli della RPM, di Nana Caymmi, di Chico Buarque, oltre all’ultimo concerto di Cazuza dal titolo O tempo não para.

Nella lunga carriera di Ney sono molti i lavori che andrebbero ascoltati e, meglio ancora, visti. Sarebbe riduttivo consigliarne solo alcuni e, quei pochi titoli, non renderebbero giustizia all’artista poliedrico che è Ney Matogrosso.  Crediamo fortemente che Ney sia uno di quegli artisti di cui avere l’intera discografia. È pur vero, però, che per avere la discografia di Ney da qualche parte bisognerà pur cominciare e, allora, tra i dischi assolutamente da avere consigliamo Água do Céu-Pássaro, Um Brasileiro, Ney Matogrosso Interpreta Cartola e Pescador de Pérolas, oltre ai dischi con i Secos e Molhados.

Per ascoltare, invece, questo grande artista raccontare la propria carriera, non vi resta che cliccare play sull’intervista di Nabocadopovo.