Otto
Ottomatopeia
Pommelo Discos
2017
L’ultima traccia lasciata sul mercato discografico da Otto, ex percussionista della band Nação Zumbi, risale al 2012 con il disco The moon 1111. Da allora l’artista pernambucano non ha più inciso niente, ritirandosi in un periodo sabbatico utile a ritrovare l’ispirazione per il recentissimo Ottomatopeia, lanciato a fine luglio per la Pommelo Discos. Il disco, in realtà, era stato anticipato dal singolo Bala, lanciato il 14 luglio, che aveva già dato ampia dimostrazione di quello che avremmo ascoltato in Ottomatopeia.
Ricco di nuances più brillanti e sonorità più distese, Bala, e l’intero disco, sembra voler decretare una nuova fase artistica per Otto che fino a questo momento aveva optato molto spesso per toni cupi come pugni nello stomaco. Ottomatopeia, invece, si lascia penetrare da raggi di serenità a dimostrazione di quanto cinque anni di silenzio siano serviti al pernambucano a raggiungere un nirvana artistico inedito. Certo non manca il tumulto delle percussioni, presenti sin dalle prime note del disco, ma i riff che sostengono ne smussano le asperità, rendendo il suono più rotondo e gradevole.
Qualche nota in minore affidata ai riff della chitarra di Guilherme Monteiro affiora in Soprei, brano più melanconico che mistura bolero e carimbó, mentre Atrás de Você di abbandona a note più acide a sottolineare l’emancipazione dell’artista dalle pene d’amore evidente già nei primi versi (eu cansei de viver,cansei de correr atrás de você). A seguire, Carinhosa, nata da una collaborazione con l’artista capixaba Zé Renato, più inquieta e profonda, è una ballad amara in cui la chitarra elettrica cede il passo a violoncello, viola e tromba del gruppo DNA de MPB, mentre il le armonizzazioni vocali sono quelle che Céu ricama dietro la voce sofferta di Otto.
Carinhosa non è però l’unico brano in cui Otto collabora con altri artisti. Pode falar, cowboy!, ad esempio, si avvale dei sintetizzatori di Donatinho, figlio di João Donato, così come Teorema, composizione decisamente tecnobrega dal ritmo e dalla melodia coinvolgenti, vede la partecipazione di Manoel Cordeiro e Felipe Cordeiro, padre e figlio. La collaborazione che più sorprende – ovviamente in positivo – è quella con la cantante di sertanejo Roberta Miranda nel brano Meu Dengo, probabilmente uno dei punti più intensi del disco in cui si evidenzia la grande serenità che accompagna l’artista pernambucano in questa nuova fase artistica. A chiudere il cerchio Orumilá dove l’ispirazione afro brasiliana che da sempre accompagna il canzoniere di Otto si fa prepotentemente protagonista, tanto che i riff di chitarra elettrica di Andreas Kisser passano in secondo piano.
A voler tirare le somme, i cinque anni sabbatici sono stati spesi egregiamente se si pensa al grande peso poetico che questo disco offre. Ottomatopeia probabilmente soddisferà a pieno i puristi della poetica di Otto, quelli saldamente legati a capolavori come Certa manhã acordei de sonhos intranquilos (2009) o Samba Pra Burro (1998), ma è innegabile che l’artista pernambucano sia cresciuto sotto ogni punto di vista. E per un artista non è sempre scontato o facile.

