Nel 1977 Gilberto Gil fu invitato a partecipare al Festacil, il festival di arte e cultura nera che si teneva a Lagos, in Nigeria. Fu lì che l’artista baiano si sorprese per il panorama suburbano assolutamente simile a quello che si poteva apprezzare a Salvador dagli anni cinquanta in poi. In Nigeria, come in Brasile, il profilo urbanistico era pensato per ricollocare le fasce più basse della popolazione in contesti abitativi più dignitosi. Il tentativo, peraltro lodevole, ebbe però l’unico effetto di creare nuove favelas.
L’idea di Refavela, e del conseguente disco, nasceva proprio in considerazione di questo processo di re-urbanizzazione che fuggiva dalle favelas ma che, in un modo o nell’altro, tornava alle favelas come un cane che si morde la coda. Il disco, registrato nel 77 a Rio de Janeiro, parte da questo concetto per sviluppare una visione più ampia sulla cultura africana e sull’identità nera. Quelli, infatti, erano i tempi fertili che diedero vita al movimento Black Rio, che posero le basi per il germogliare delle influenze funk, tutti elementi ancora ben riconoscibili nel disco di Gil. Brani come Ilê Aiyê, Balafon e una versione assolutamente black di Samba de Avião caratterizzano, insomma, quello che in molti ancora considerano il disco più nero dell’artista brasiliano.
Da quell’esperienza sono passati quarant’anni esatti e solo dio sa quanti nuovi dischi ma Refavela rimane ancora una pietra miliare non solo nella discografia dell’artista ma anche in quella del Brasile. Tanto che oggi Ben Gil, il figlio artista che da sempre accompagna il padre nei dischi e nelle tournée, ha pensato di commemorare questo lavoro ridonandolo al palco grazie ad una serie di show che attraverserà il Brasile insieme ad un gruppo di musicisti della nuova leva. Insieme a Gil e a Ben, infatti, sul palco di sono la paulistana Céu, la pianista carioca Maíra Freitas e Moreno Veloso, figlio di Caetano, che parallelamente a questo progetto è impegnato in un altro al fianco del padre. A questi si aggiungono Bruno Di Lullo al basso, Domenico Lancellotti e Thomas Harres alla bateria e alle percussioni, Thiagô de Oliveira e Mateus Aleluia ai fiati, Nara Gil e Ana Cláudia Lomelino ai cori.
I brani sono quelli del disco che si rinnovano negli arrangiamenti ma che offrono ancora una forte radice africana. La stessa che ha fatto di Refavela uno dei dischi più belli di Gilberto Gil.

