L’importante a Bahia è il popolo. Di una forza vitale e smisurata, signori di ogni gentilezza. Amanti del riso e della festa, creatori di civiltà e culture in continua mistura tra loro. E così, passando dal cuore africano del Pelourinho, ci si può allontanare ammirando quel paesaggio esotico dalla collina di Itapagipe che accoglie una tra le 365 chiese della città di Salvador.
Punto d’incontro di razze e costumi, prima capitale del Brasile, Salvador è anche conosciuta come la capitale del sincretismo religioso: compenetrazione di fonti religioni e correnti di pensiero, nella commistione del sangue negro, bianco e indigeno; commistione in continuo aumento tanto da diventare la caratteristica predominante del panorama sociale della città. Inevitabile, quindi, passare dalla cultura negra che impregna le strade, le chiese e i crocicchi del Pelourinho alla cultura sincretica manifestata dalla Chiesa del Bonfim di Bahia. Nosso Senhor do Bonfim (Nostro Signore del Bonfim), come il popolo lo definisce, non è monopolio esclusivo di nessuna religione, si tratta di un Santo popolare e democratico che si trasforma in divinità negra, in un santo di samba e di capoeira. Sarà probabilmente per il suo carattere fortemente sincretico che questo Santo attrae numerosi turisti davanti al cancello della sua chiesa dove, pronto per la vendita dei braccialettini del Santo Bonfim, c’è il vecchio baiano che con il suo sorriso invita a comprare una tra le fitas do Bonfim che vende. Sono braccialettini dai colori più svariati: dal blu dell’oceano, al rosso del tramonto baiano. L’invito è quello di collocare il braccialetto sul cancello della chiesa, fare tre nodi ed esprimere altrettanti desideri. LEMBRANÇA DO SENHOR DO BONFIM DA BAHIA (Ricordo di Nostro Signore Bonfim di Bahia): è quello che si trova stampato su ogni braccialetto. E dopo questo pittoresco incontro tra i vecchi baiani, quasi custodi della città, ci si rende conto di quanto indimenticabile e imperdibile possa essere lo spettacolo che la città di Salvador offre.
La Chiesa del Bonfim, inoltre, ha una stanza piena di ex-voto. Sono anni ormai che questo Santo fa miracoli spettacolari: salva naufraghi, cura lebbrosi, fa rimarginare ferite da proiettile. Questa piccola cappella è piena di ritratti, gambe, mani, braccia e teste di cera in ricordo di avvenimenti spiacevoli in cui queste persone sono state coinvolte, ricche offerte per grandi miracoli in lode al Signore di Bonfim, il più strano museo che si possa visitare. Ma anche questo è parte integrante della cultura popolare di Bahia.
La vita popolare a Salvador è molto intensa e vigorosa. Usciti dalla Chiesa del Bonfim, è facile essere travolti dagli odori e i sapori della città: passa sempre gente portando cose sulla testa; le baiane portano in testa i loro vassoi di cibarie e frutta in un equilibrio impossibile!
Impossibile, infatti, non lasciarsi sopraffare dal gusto e dal sapore inconfondibile di uno dei piatti tipici dell’area nordestina del Brasile e uno dei piatti che meglio rappresenta Bahia: l’acarajé. Si tratta di un piatto a base di fagioli fritti, combinati con i sapori del mare dei gamberetti, del vatapá con la farinha de mandioca e con un tocco di peperoncino, che non può mai mancare. Sincretica è anche l’arte culinaria che mistura la terra col mare. Ci sono sempre loro, accanto alle baiane: i vecchi negri che vendono verdure di ogni tipo e altri mulatti robusti pronti con il loro coltello ad aprire violentemente un cocco non ancora maturo, collocarci una cannuccia e invitare tutti a berne un sorso davanti alla Chiesa del Bonfim, tutta in festa con i suoi braccialetti agitati dalla brezza marina…
…Eu vim da Bahia