Tra tutte le città brasiliane, sicuramente Salvador è la più ‘africana’. Una delle principali ragioni, come ampiamente chiarito negli articoli precedenti, è da ricercarsi nel fatto che la città di Salvador è stata il primo centro urbano e la prima capitale coloniale portoghese.
Tutte le prestazioni a Bahia venivano fornite dagli africani; per questo motivo Salvador conserva tutta una serie di tradizioni africane, oggi sconosciute nello stesso continente africano.
A Bahia, il popolo baiano ha assunto questa parte di africanità tanto nella cultura quanto nel comportamento, nella lingua e soprattutto nell’arte culinaria. Lo schiavo africano ha da sempre dominato la cucina coloniale, arricchendola con tutta una serie di sapori nuovi e variegati. Esiste un termine che definisce il baiano, essenza di questa cultura: la cultura luso-bantu-sudanese; luso viene dal Portogallo, bantu dall’Africa e Sudan dalla parte orientale dell’Africa.
All’interno del regime alimentare brasiliano, il contributo africano è evidente nella diffusione dell’olio di palma, della pimenta malagueta, del peperoncino, e nelle diverse modalità di cucinare il pollo o il pesce… tutto così genuinamente afro-baiano! Inoltre,
diversi piatti portoghesi ed indigeni, in Brasile, sono stati contaminati e modificati dalle tecniche culinarie degli africani. Infatti, alcuni piatti tra i più caratteristici della cucina brasiliana sono frutto dell’esperienza africana: la farofa, il vatapá (un piatto a base di pesce in una mistura preparata con farina di mandioca) o ancora il quibebe (piatto a base di zucca).
L’arte dolciaria, come in nessun’altra città brasiliana, popola le vie di Salvador. Le africane erano e sono delle abili pasticciere che sanno confezionare ottime torte che vendono per le vie della città così come nelle principali piazze.
Ma la figura femminile africana è regina del vasto panorama baiano non solo per le sue abilità culinarie ma anche per essere considerata l’autrice del misticismo africano che progressivamente, dall’epoca coloniale e sino ai giorni nostri, ha conquistato una grossa fetta della società.
Non possiamo parlare del misticismo africano senza introdurre una pagina importante che rappresenta il caffè nella mandinga afro-brasiliana. Esiste in Brasile l’espressione café mandingueiro, un caffè magico per pozioni d’amore. Un caffè preparato facendolo colare dal brandello di una camicia con cui è andata a dormire la donna per due notti consecutive; la “pozione” è arricchita poi da gocce di sudore, di lacrime, di saliva e di sangue…
Le correnti mistiche di origine africana non interessano solo la sfera dei sentimenti ma coinvolge anche alcune forme di protezione del neonato delle antiche casas-grandes coloniali, frutto dell’influsso di quelle che vengono definite amas de leite… ma questa è un’altra storia.
Que no engenho enfeitiçou Sinhá!