“Sei mai stata a Bahia, negretta?”.
“No”.
“e allora vai…!”
Un cantante, uno scrittore, un poeta Dorival Caymmi che in queste semplici quanto rapide battutte potrebbe aver racchiuso tutto il meraviglioso mondo che cela lo stato di Bahia, in Brasile.
Il viaggio comincia da qui: dal litorale che abbraccia l’intera città di Salvador de Todos os Santos (meglio conosciuta dai baiani come Salvador) dove si incontra una moltitudine di gente. Si tratta di una realtà, di una vita, quella baiana, difficile da comprendere per un europeo abituato a non dover chiedere nulla, vivendo nel lusso, nella sicurezza di un’istruzione obbligatoria sino ai 18 anni; un europeo o un’europea potrebbero comprendere a fondo quella che è la disuguaglianza di questo paese e di questa realtà solo se non pretendono nulla dall’ altro. Solo se riuscissero ad accettare ciò che è diverso, chi è diverso, trasformandosi loro stessi in altri, una volta atterrati in Brasile, a Bahia.
Agli occhi di qualsiasi turista appena atterrato in terra baiana, quello che colpisce ed emoziona l’accoglienza calorosa e afosa della città di Salvador, refrigerata dalle immense canne di bambù che percorrono l’intero circuito che conduce in aeroporto. “È il nostro modo di accogliere lo straniero”, dicono i baiani. Da lì a poco, lo spettacolo al quale si assiste oltre a essere gratuito, è del tutto naturale… come naturale è il modo dei baiani di ospitare lo straniero. Il percorso che giunge sino al centro della città non può che costeggiare l’intero litorale di Salvador: da Itapuã sino alla Ribeira.
Percorrendo tutto il litorale sia di giorno che di notte si viene invasi dall’odore inconfondibile del mare, dell’oceano che dà all’ infinito con un orizzonte così lontano e insolito per gli italiani: un orizzonte che dà verso l’infinito e che è infinito… ma approssimandosi alla terra ferma, l’infinito viene accolto dalle palme di cocco, dal verde degli alberi e dallo scimmiottare delle scimmie che si possono intravedere e perché no? anche fotografare…
I palazzi, le villette i bar, tutto diventa una festa a Salvador quando il sole comincia a tramontare e i baiani terminano il lavoro. Tutto assume un colore diverso, verde, giallo e azzurro che inconfondibilmente non potevano che essere associati alla bandiera di un grande paese: Il Brasile.
La Roma negra, ecco il soprannome di Bahia: portoghese e africana, piena di storia e piena di storie. Non esiste un’altra città come questa, per quanto la si possa cercare per le strade del mondo. L’originalità di Salvador risiede nel suo popolo: in mezzo alla miseria delle classi povere, anche lì nasce il fiore della poesia perché a generare la poesia tanto nel poetinha Vinícius De Moraes, quanto tra la gente del popolo è il mare, l’oceano che con il suo sapore, con il suo incessante movimento, riempie e arricchisce gli occhi di chi silenziosamente l’osserva:
“Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare da qua e di là dove nasce e muore il sole”.
Da lui, dall’ oceano e da questo popolo baiano, proviene il lirico della città e il mistero che ne completa la sua bellezza.
La città è divisa in due: città bassa (Cidade Baixa) e città alta (Cidade Alta). Costruita tra mare e collina, la città bassa anticamente rappresentava la zona più sviluppata e ricca della città, ricca di compagnie esportatrici, rappresentanti di ditte di altri stati del Brasile e di paesi stranieri, banche e società anonime, associazioni di commercianti e l’Ente Cacao. Oggi queste grandi compagnie non esistono più, sostituite dagli alti grattacieli – i primi ad essere avvistati dal turista che arriva dal mare – ma sicuramente quello che resta è lo stile tipicamente portoghese, lusitano, lisboeta delle case: le piastrelle di ceramica, le scale scomode, un odore caratteristico di merci d’importazione nei magazzini, l’antico tram chiamato plano inclinado, ora in disuso.
Il cuore della vita popolare baiana è proprio qui, nella città bassa, nella parte più antica della città e sicuramente una delle più affascinanti e tristi di Salvador, meglio conosciuta da tutti i baiani come Pelourinho.
Tutta la ricchezza del baiano tanto in simpatia quanto in civiltà, tutta la povertà infinita – palpabile sin dal primo istante – sono presenti in quest’antica zona della città.
La parola Pelourinho significa patibolo: il patibolo dove i “negri”, schiavi africani erano frustati dai loro padroni portoghesi. Le pietre della pavimentazione del quartiere sono nere come gli schiavi che anticamente le collocarono. Questa zona della città oggi è stata ristrutturata, riprendendo e prendendo in prestito lo stile lusitano che inconfondibilmente è associato alla città di Lisbona, capitale oggi del Portogallo: i caseggiati dagli infiniti color pastello che scendono per il Pelourinho sboccando fino al quartiere Sant’ Antônio, le 365 chiese di cui è composta l’intera città bassa, le piastrelle di ceramica variopinte, la casa del poeta e scrittore baiano Jorge Amado – oggi museo della città – situata proprio nel Pelourinho… tutto questo è stato promosso patrimonio dell’UNESCO nel 1984.
Patrimonio invece del popolo, costituendone la loro ricchezza e lasciando sul viso, di ogni turista che passa, un sorriso già dal sapore brasiliano sono le donne di Bahia, le baiane: figura antica della città, dal corpo perfetto con il loro camicione bianco e le spalle scoperte, sedute di fronte al loro vassoio di acarajé, e abará, di moqueca di aratu e di camarão, di cocada e beijus. La baiana è come la regina povera che si guadagna faticosamente da vivere. Quello che stupirebbe qualsiasi europeo sin dal primo incontro con le donne baiane è il loro cuore pieno di gioia, la risata aperta, il loro rivolgersi sempre carinamente a qualsiasi donna o ragazza passi davanti ai loro vassoi per minha flor…
Aquele Abraço
Emozionante e bellissima! ! Obrigada…