Vinícius De Moraes è stato multiplo. Fosse stato uno solo, allora avremmo dovuto chiamarlo Vinícius De Moral. È stato poeta, scrittore, pietra ‘filosofale’ della Bossa-Nova, critico cinematografico, drammaturgo, cittadino del mondo… triste, cinico, materialista, divertente e innamorato di una moltitudine di donne. Il biografo di Vinícius, José Castello, autore dell’eccellente libro dal titolo Vinícius De Moraes – o poeta da paixão – uma biografia ci racconta e scrive che il poeta è stato un uomo che ha vissuto per eccedere e per contraddire, per giocare con le illusioni e con le credenze, per giungere a capire che alla fine la vita altro non è che una forma personificata della finzione. Vinícius De Moraes è stato prima di tutto un uomo soggiogato dalla passione, e la passione sappiamo bene essere un terreno indomabile.

Nato nel quartiere Gávea di Rio de Janeiro, Vinícius ha vissuto in diversi quartieri della cidade maravilhosa dimostrando, da sempre, la sua inclinazione poetica. Nonostante questo, si è laureato in Diritto, una tra le sue speciali vocazioni. Ha difeso una tesi sulla vita di D. João VI in Brasile al fine di poter fare il suo ingresso nel Centro Acadêmico de Estudos Jurídicos e Sociais. Dopo essersi laureato, ha pubblicato il suo primo libro, O caminho para a Distância, nel 1933: un libro, che già dal titolo, è imbevuto di profondi pensieri. Invocando lo Spirito e la Verità – sempre in maiuscolo – il poeta rivendica la presenza di un luogo privilegiato, quello non solo delle lingue, ma soprattutto quello del destino di ogni popolo.

“[…] A vida do poeta tem um ritmo diferente.

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E a sua alma é uma parcela do infinito distante […]”

(O poeta, Vinícius De Moraes, 1933)

La sua anima ha sofferto “a dor de ser privilegiada” (il dolore di essere privilegiata). Il poeta è stato un individuo compromesso, come un missionario, all’interno dell’infinito che nessuno vuole sondare e che nessuno comprende:

“[…] É o eterno errante dos camino

Que vai pisando a terra e o olhando o céu […]”

(O poeta, Vinícius De Moraes, 1933)

In realtà Vinícius da sempre, per un’incontrollabile legge della gravità, guardava più il cielo di quanto avesse i piedi per terra.

Al primo libro, segue Forma e exegese pubblicato nel 1935 nel quale l’autore preannunciava un romanzo, O conhecimento do amor. L’epigrafe del volume – “Je ne vois clair qu’au contact de la vie” (Vedo chiaramente al solo contatto con la vita) è dedicata a Jean-Artur Rimbau e a Jacques Rivière.

Fatto uomo, uomo tra gli uomini, il poeta, scendendo nel concreto, è entrato in armonia con la vita, cammina per assumere maggiore naturalezza, scopre il terreno su cui cammina, incarna il quotidiano e non se ne vergogna.

Vinícius De Moraes ha fatto parte di una linea di artisti che continuano, pur sotto differenti condizionamenti storici, il progetto romantico di unire l’arte alla vita: nell’atto stesso di scrivere pagine importanti della letteratura portoghese brasiliana si celava l’avventura di scrivere la sua stessa vita; è stato un’artista che creava forme di vita e che, come tutti gli artisti, si è impegnato nella lotta di tentare a dare una forma, o diverse forme, alla vita stessa.

(…) Nasço amanhã
Ando onde há espaço:
– Meu tempo é quando.