André Mehmari e Mário Laginha
André Mehmari e Mário Laginha ao vivo no Auditório Ibirapuera
Estúdio Monteverdi
2013
Due pianoforti, uno di fronte all’altro. Due artisti, faccia a faccia, per un incontro musicale unico ed inedito realizzatosi nell’Auditório Ibirapuera di São Paulo nel luglio 2012. E un disco, a rendere indelebile ed eterno – deo gratias – il dialogo appassionato tra il brasiliano André Mehmari e il portoghese Mário Laginha, un’istantanea dell’esatto momento in cui due giganti del pianoforte, olhos nos olhos – per citare Chico Buarque -, affidano la propria arte all’altro, senza artefatti. In questo senso André Mehmari e Mário Laginha ao vivo no Auditório Ibirapuera è un lavoro di inestimabile valore.
L’intero concerto è un genuino stream of consciousness che si muove tra fado e choro, che spesso si inoltra in improvvisazioni sapienti, in piroette armoniche, in botta e risposta cordiali come passi di una danza in cui uno propone, l’altro risponde. E viceversa. Perché non v’è alcuna prima donna sul palco dell’Auditório Ibirapuera ma, piuttosto, quattro braccia che sembrano rispondere ad un’unica mente, allo stesso grande spirito compositivo. L’intesa tra i due pianisti, il modo in cui si fondono e si confondono, è così profonda da lasciare sconcertati, piacevolmente confusi. Sbalorditi! Le dita veloci dei due ricamano armonie complesse, ghirigori melodici che passano dai tasti di uno, a quelli dell’altro, fluidi, armonici.
I brani, dodici in tutto, sono perle preziose pescate con estrema meticolosità nel mare di composizioni dei due musicisti, fatta eccezione solo per The song is you di Oscar Harmestein e Jerome Kern che Mehmari aveva già arrangiato nel 2004 ma che ora viene riproposta, più briosa, a quattro mani. Guardando la lista dei brani, si evince la volontà di questi due grandi artisti di dialogare, di compartilhar, come direbbero loro. Ed è così che al Corale di André, risponde il Coral di Mário, mentre a Um choro feliz di Lagínha controbatte Mehmari con Um fadinho feliz, in una geniale simmetria di composizioni e di tecnica improvvisativa che si sublima nel brano del pianista portoghese Jogo com Mehmari, il cui titolo è peraltro evocativo dello spirito alla base di questo incontro.
Ascoltando il disco, risulta difficile fare una classifica che definisca i brani più belli perché Ao Vivo no Auditório Ibirapuera è un disco omogeneo e compatto, di rara bellezza tanto che suggerire un titolo, piuttosto che un altro, non renderebbe giustizia all’intero lavoro. In questo senso è, forse, più corretto considerare i brani come frammenti di un’unica grande composizione, come atti di un’unica opera.
Se si considera poi l’aspetto meramente estetico, il disco frutto di un lavoro di puro artigianato. La realizzazione della copertina, infatti, è stata affidata ad uno studio tipografico di São Paulo che ha prodotto 1500 esemplari in diverse colorazioni. Viene da pensare che in un epoca in cui la musica è sinonimo di mp3, Ao vivo no Auditório Ibirapuera possa far tornare la voglia di comprare dischi anche a chi l’aveva persa da tempo.