Nato a São Paulo il 2 settembre del 1960, Arnaldo Antunes è, da sempre, artista eccentrico, capace di condensare arte visiva, poesia e musica in un unico elemento espressivo in cui la parola, la lingua, è musa ispiratrice prima ancora di essere mezzo di comunicazione. La carriera di Antunes inizia in quello che da molti verrà ricordato come il decennio perduto, gli anni 80. La collaborazione con l’artista plastico José Roberto Aguilar, con il quale fonda la Banda Performatica, offre la possibilità al giovane Arnaldo di confrontarsi con palchi importanti. Le performance che il gruppo porta in scena sono esperimenti nonsenso in cui i dischi in vinile diventano tele da dipingere e le pentole strumenti da suonare. Ed è proprio durante questi spettacoli che Arnaldo inizia a cimentarsi nel canto.

La consacrazione di Arnaldo come cantante e compositore, però, arriva pochi anni più tardi con i Titãs, banda rock paulistana, ancora in attività, dal sound duro e deciso. Con il gruppo, formato in gran parte da amici di scuola incontrati durante gli anni al Colégio Equipe, Antunes realizza ben sette dischi tra cui il celebre Cabeça Dinossauro in cui, attraverso un mix di punk rock, reggae, funk e ritmi degli Indios Xingu, le istituzioni fondamentali della società moderna vengono attaccate e sconsacrate. Il disco consacra to come capolavoro del rock brasiliano col disco di platino, ancora oggi è ritenuto dallo stesso Arnaldo il titolo meglio riuscito della band. Nel 1992, a causa di divergenze artistiche con il resto del gruppo, Arnaldo Antunes lascia i Titãs per dedicarsi alla carriera come solista riscoprendo nuove corde nella sua voce, quelle più gravi, e nuove sonorità. La collaborazione con il gruppo, tuttavia, è una costante di tutta la carriera artistica di Antunes. Fiore all’occhiello di una vita artistica sempre in ascesa è l’avventura, della durata di un solo disco, con i Tribalistas, trio formato da Marisa Monte, Carlinhos Brown e lo stesso Arnaldo. L’album, nato quasi per caso e registrato in soli tredici giorni, ha un successo inatteso, conquistando il mercato di Stati Uniti e Europa. Il brano Já sei namorar è, ancora oggi, un evergreen della musica internazionale.

La carriera di Antunes è un continuo work in progress. La ricerca di nuovi suoni suoni e la riscoperta delle proprie radici permettono all’artista brasiliano di reinventarsi ad ogni nuovo lavoro. Esempio lampante è il disco Iê Iê Iê, un chiaro omaggio al rock’n’roll degli anni sessanta, genere musicale ormai estinto che Arnaldo rispolvera e ripropone sotto una veste del tutto nuova. L’artista paulistano, tra l’altro, non è nuovo a queste rivisitazioni, basti pensare ai brani Judiaria di Lupicínio Rodrigues e Trem das Onze di Adoniran Barbosa che, con Arnaldo, acquistano un sound più elettrico e dinamico. Tra gli esperimenti più riusciti di Antunes, c’è sicuramente il progetto Arnaldo Antunes ao vivo lá em casa, concerto registrato sulla terrazza della casa dell’artista brasiliano e che ha visto la partecipazione di Jorge Ben Jor, Erasmo Carlos, i Demonios da Garoa, Fernando Catatau e Edgarr Scandurra, chitarrista formidabile che già da molti anni accompagna Antunes. Con Scandurra, Arnaldo realizza il disco A Curva da Cintura, registrato in Mali con la collaborazione di Toumani Diabaté, mentre, nell’ultimo periodo, il cantante paulistano è impegnato porta in Tournée il disco AAA – Acústico Mtv Arnaldo Antunes.

Abbiamo incontrato Arnaldo nella propria casa a São Paulo e abbiamo avuto modo di apprezzare l’uomo che si nasconde dietro all’artista. Siamo stati accolti con la gentilezza che non ci aspettavamo, con il fare amico che sognavamo, con un buon caffè e una chiacchierata che è andata ben oltre l’intervista e che ha mostrato l’interesse di Arnaldo per il nostro lavoro. L’intervista è stata, sicuramente, tra le più belle che abbiamo realizzato fino ad oggi e, francamente, ci auguriamo di poter incontrare Arnaldo nuovamente.