Il più famoso rappresentante della musica brasiliana all’estero non poteva trovare miglior tributo che quello debuttato ormai quattro anni fa a partire da un’idea Jaques Morelenbaum, noto ai più per le sue collaborazioni come arrangiatore e violoncellista con Caetano Veloso, Gilberto Gil, lo stesso Tom Jobim e molti altri.
Insieme a Lula Galvão alla chitarra e Rafael Barata alla batteria, Paula e Jaques Morelenbaum erano giovedì al Blue Note – e per la terza volta a Milano – con lo spettacolo registrato a Padova nel 2014 e pubblicato col titolo Live in Italia-Omaggio a Jobim: una scelta accurata di brani del compositore, con il quale i due hanno collaborato per anni, e di cui mantengono viva l’opera.

In scaletta, non pochi pezzi strumentali, in accordo con la vena originaria del trio. Tra di essi una notevole Samba de uma nota só di grande effetto a inizio concerto e un’intensa Retrato em branco e preto a cui il violoncello offre il proprio timbro più drammatico in un lungo solo introduttivo, assente nel disco; ma anche Outra vez o Brigas nunca mais, eseguite con la dedizione dell’allievo unita all’ammirazione del compositore e all’affetto dell’ascoltatore quando Jaques canticchia le parole del ritornello, immediatamente raggiunto dal pubblico rapito.
Si tratta infatti di un vero e proprio omaggio al maestro e amico, che come ogni buon tributo ha il pregio di non fermarsi alla semplice riproduzione. La ricetta del trio si basa sul rispetto dei lineamenti essenziali delle composizioni di Jobim, tanto a livello melodico e armonico quanto a livello di arrangiamento, con citazioni dall’album Getz/Gilberto del 1963 fino alla Banda Nova degli anni 80.

Intorno a questa struttura, il gioco si svolge nell’orchestrazione sapiente di un numero limitato di ingredienti.
La batteria piena e musicale dell’incredibile Rafael Barata crea un tappeto avvolgente, lavorando molto più come una bateria di samba in miniatura che non secondo uno standard bossa/jazz troppo spesso ridotto a un insieme di clavi prive di un vero sapore. Lula Galvão alla chitarra ricama i voicing con un’eleganza che apre costantemente prospettive senza mai disperdere la sostanza delle relazioni armoniche, quando non si esprime nei soli ricercati
di un jazzista mai troppo lontano dal samba e dal choro. Gli dà il cambio negli assoli il violoncello, alla ricerca costante della tensione perfetta tra linearità tematica e straniamento, tanto nell’improvvisazione quanto nell’accompagnamento pizzicato grazie a cui non si sente mai la mancanza di un contrabbasso.
Il risultato è uno spazio sonoro articolato dotato però di una grande omogeneità complessiva in cui ogni dettaglio delle scelte risalta con naturalezza, e in cui le spiccate sensibilità individuali dei tre trovano un fertile terreno di gioco – o come si dice – di interplay.
Secondo quanto diceva Umberto Eco, di gioco si deve alle volte parlare anche quando si tratta di reinterpretare, traducendola, un’opera, non tentando di riportare la lettera dell’originale, ma “rigiocando una nuova partita” seguendo le regole scelte dall’autore. Qualcosa di simile accade in questo omaggio a Jobim, che pur distanziadosi si mantiene fedele all’ambizione di tenere insieme la ricercatezza musicale con una grande immediatezza di ascolto. È per questo che il concerto fa felice gli orecchi più diversi. E tra i tavoli del Blue Note la partecipazione e il piacere di tutti si percepiscono fin dal primo istante. Viene a coronare il tutto l’ampia partecipazione di Paula Morelenbaum alla voce, in una forma musicale particolarmente buona. Un’interpretazione leggera e limpida, che non si priva del piacere di sostenere le storie con i gesti e le espressioni del volto cercando la comunicazione con il pubblico. L’intesa tra i quattro, visibilmente concentrati su null’altro che la buona riuscita dei pezzi,raggiunge uno dei picchi della serata con la resa molto suggestiva di un estratto dell’articolato Tema de amor de Gabriela, parte della colonna sonora scritta da Jobim per il film di Bruno Barreto in cui Marcello Mastroianni compariva nel 1983 al fianco di Sônia Braga.

Un concerto fatto di poche parole, pochi fronzoli, e molta sostanza, per un impatto musicale impressionante e senza un istante di debolezza. Appena più di un’ora, un tempo non esattamente lungo, compensato però dalla qualità rara e da una generosità che due bis non fanno che confermare. C’è da considerare che i musicisti sono al secondo set della serata, vengono da San Sebastián e si dirigono l’indomani in Portogallo, e poi Austria, New York, Rio de Janeiro. Ci tengono, nonostante ciò, a incontrare il pubblico dopo la fine per autografi, fotografie, per scambiare qualche parola e ricambiare i numerosi ringraziamenti, dimostrando una disponibilità e un’affabilità tutt’altro che scontate.

Alla fine della serata, volti distesi e soddisfazione generale. Difficile trovare un’incrinatura in una performance che ha impressionato già una volta colui che scrive, ripetendo l’effetto a un anno e mezzo di distanza per l’impeccabilità musicale e la dedizione che colloca Morelenbaum e compagni tra coloro (fortunatamente non pochi) che danno alla professione del musicista il senso più nobile che essa può assumere.

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Il Cello Sam3a Trio porta la musica di Jobim sul palco del Blue Note
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Il Cello Sam3a Trio porta la musica di Jobim sul palco del Blue Note
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Cello Sam3a Trio con Jaques e Paula MOrelenbaum hanno portato sul palco del Blue Note di Milano la grande musica di Tom Jobim con il quale la coppia ha collaborato molti anni orsono.
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