Ero in prigione da circa tre settimane, quando il sergente Juarez mi chiese se non volessi una chitarra. Gli risposi di si. Con il permesso del comandante del quartier generale, Me ne portò una. La chitarra rimase con me una quindicina di giorni. Cosi io, che fino a quel momento non avevo alcuno stimolo per comporre – mancava la “voce” della musica: lo strumento -, scrissi Cérebro Eletrônico, Vitrines e Futurível -. In realtà ne scrissi anche un’altra, sempre su questa linea tematica o delirio scientifico-esoterico, ma rimase una bozza e l’ho dimenticata


Que cérebro eletrônico nenhum me dá socorro
No meu caminho inevitável para a morte
Porque sou vivo
Sou muito vivo e sei
GILBERTO GIL
Il fatto di aver visto violentata la mia condizione esistenziale, il mio corpo, di essermi visto privato della libertà di azione, di movimento, del pieno dominio spazio temporale, del libero arbitrio, credo che mi abbia condotto inconsciamente a pensare ad alternative e alle estensioni mentali e fisiche dell’uomo, ovvero le sue creazioni meccaniche. Ho pensato ai telecomando che aumentano la sua mobilità e la capacità di agire e creare. Queste sono le idee che sono alla base delle tre canzoni.
FONTE: GILBERTO GIL – TODAS AS LETRAS (A CURA DI CARLOS RENNÓ)

