Era dai tempi di Salt (2004) che Arto Lindsay non produceva un disco a sua firma. Tredici anni di silenzio, almeno parziale, in cui l’artista americano ha preferito dedicarsi a progetti alternativi, inoltrandosi nei meandri dell’arte plastica e sperimentando un linguaggio in grado di unire l’immagine al suono. A questi, si aggiungono esperienze come sideman in alcuni progetti ambiziosi come l’Anarchist Republic of Bzzz. L’idea di produrre un disco da solista, però, ha accompagnato Lindsay in tutti questi anni, salvo poi svanire per mancanza di un reale interesse.

Cuidado MadameL’inversione di rotta si è avuta soltanto quest’anno con il lancio, lo scorso aprile, per la Ponderosa Music & Art, di Cuidado Madame.

Il lavoro riassume perfettamente le due anime liriche, quella brasiliana e quella americana, che convivono in Arto. Cuidado Madame è una miscela esplosiva di noise e candomblé, di distorsione e di melodia. È il territorio in cui convivono, probabilmente per la prima volta, lo spaventoso Arto “Scary” che avevamo conosciuto con gli Ambitious Lovers e il seducente Arto “Sexy” di Noon Chill. Cuidado Madame sbaraglia una volta per tutte le inutili speculazioni sulla schizofrenia artistica di Lindsay ponendo l’accento sul suo inimitabile genio, sulla sua sensibilità compositiva, sulla vasta gamma di linguaggi a cui è in grado di ricorrere. Arto Lindsay, in Cuidado Madame, non è nient’altro che se stesso, nella sua forma migliore. Le parole per definirlo sono le sue: you are one of those creatures who simply are/ Simply beyond why.

Dal Pernambuco a New York. Qual è la tua formazione musicale?
Mia madre suonava il pianoforte molto bene e adorava Nat King Cole, Dorival Caymmi e Claude Debussy. Questo mi ha permesso di ascoltare sempre molta musica. Inoltre, appena arrivato nel nordest del Brasile, ho iniziato ad appassionarmi alla musica che ascoltavo per strada, quella trasmessa dagli altoparlanti durante le feste cittadine. Sono queste le mie più grandi influenze musicali.

Com’era la scena musicale newyorchese quando hai iniziato a fare musica con i DNA e qual è stato l’impatto che la No Wave ha avuto sulla tua musica?
Quando sono arrivato a Ney York ho iniziato ad ascoltare di tutto. Ricordo che io e i miei amici adoravamo Miles Davis, Lou Reed e David Bowie. Nel quartiere dove vivevo, invece, si ascoltava molta salsa. Ma in generale ci interessavamo a ogni genere di musica e ci piaceva molto sperimentare. Per quel che riguarda la No Wave, siamo stati praticamente noi a crearla. Il nome si contrappone alla New Wave, ma non era nostra intenzione negare i presupposti estetici di un altro tipo di musica. Eravamo radicali perché ci piaceva questo tipo di musica. E in quel periodo poche persone percepirono l’importanza di tale movimento

È stato allora che hai conosciuto Brian Eno?
Si, in occasione della registrazione del disco No New York a cui parteciparono varie band tra cui la mia, i DNA.

Una cosa che mi incuriosisce molto è come riesci a mescolare i suoni urticanti e sperimentali tipici della No Wave con le melodie della musica brasiliana.
Non credo che esista questa divisione. D’altra parte c’è una grande fetta di musica brasiliana che può essere definita sperimentale. Penso soprattutto alla musica che ascoltavo quando ero adolescente, quella della tropicália che condensava elementi del folklore brasiliano e del rock inglese alla Beatles e Rolling Stones in un unico stile musicale. Pensa ad artisti come Tom Zé, Caetano e Gil, che suonavano con Os Mutantes sugli arrangiamenti di Rogério Duprat. Erano sperimentazioni incredibili per l’epoca. E oggi esiste ancora una scena musicale molto interessante in questo senso. A Rio de ci sono Negro Leo, i Chinese Cookie Poets, mentre a São Paulo c’è Kiko Dinucci. Tutti questi artisti creano delle misture musicali interessantissime. E io ho sempre trovato questo modo di fare musica estremamente naturale. Non esistono divisioni tra musica brasiliana e musica sperimentale.

Usi sempre la stessa chitarra con undici corde? Come la accordi?
Uso da sempre la stessa chitarra, ma non uso un’accordatura fissa. Normalmente la accordo prima del concerto e cerco di creare una sorta di melodia tra le corde. Mi regolo più che altro in base alla tensione delle corde perché questo faciliti il mio modo di suonare. E, quando mi esibisco, presto molta attenzione a quello che suono. Normalmente, chi conosce bene il proprio strumento accordato nel modo canonico sa quello che sta facendo. Io, invece, non so mai quello che può saltar fuori dalla mia chitarra e quindi devo concentrarmi molto su quello che sto suonando.

Hai prodotto il disco Estrangeiro di Caetano Veloso. Com’è nata questa collaborazione?
Caetano l’avevo già conosciuto superficialmente a New York durante un suo concerto. Subito dopo aver registrato Envy, il primo disco degli Ambitious Lovers, ero andato in Brasile per promuoverlo. E, in quell’occasione ripresi contatto con lui per fargli ascoltare il disco. Ricordo che lo ascoltammo a casa sua e gli piacque molto. Così iniziammo a chiacchierare e a pensare a un progetto per collaborare. L’idea di produrre Estrangeiro, però, venne al direttore della casa discografica di Veloso.

Oltre che con Caetano, hai collaborato come produttore con molti altri artisti brasiliani. Qual è stato il tuo contributo artistico in queste collaborazioni?
Ho sempre cercato di essere un buon produttore, sostenendo l’artista a produrre il miglior disco possibile. Il mio ruolo è sempre stato quello di aiutarlo a capire da dove viene e dove sta andando. Ovviamente tutto dipende molto dal musicista con cui collaboro. Caetano Veloso, ad esempio, è assolutamente consapevole delle sue potenzialità e di quello che vuole fare. Altri, invece, hanno bisogno di una guida o anche solo di un confronto. Il mio ruolo come produttore è dare all’artista quello di cui ha bisogno.

È appena uscito il tuo nuovo disco Cuidado Madame. Come ci si sente a lanciare un disco solo dopo molti anni?
Non saprei spiegartelo, ma posso dire che è una sensazione interessante. Sono ansioso di iniziare a provare con la mia band per portare il disco in tournée. A parte questo, sono curioso di vedere qual sarà la reazione del pubblico a questo mio lavoro. Non si tratta di sapere esclusivamente se il disco piace o meno, quello che mi interessa è la loro opinione.

Il nome del disco è ispirato ad un film di Júlio Bressane. Qual è la trama?
Innanzitutto mi piace il titolo (che significa Attenta Signora) perché è molto forte. È un avvertimento da dare a chiunque in questo momento molto difficile per il Brasile e per il resto del mondo. Uomini e donne devono sapere che può succedere qualcosa di grave. Per quel che riguarda il film, è uno dei miei film preferiti. Si tratta di una serie di situazioni in cui una domestica ammazza diverse le donne di casa con un coltello. Amo questo film, lo trovo molto intelligente e spero che in molti lo vedano.

Qual è il tuo rapporto con l’arte visuale?
È una cosa che mi interessa molto. Spesso mi baso sull’arte plastica per comporre, ma questa non è una novità. Non sono certo il solo a farlo. Ci sono molti artisti che compongono, per esempio, immaginando di scrivere una colonna sonora per un film. È una cosa del tutto normale

Il disco presenta sonorità che in qualche modo ricordano gli Ambitious Lovers. Qual è il legame che c’è tra quell’esperienza e il tuo nuovo disco?
Lo stesso cantante. A parte gli scherzi, non avevo mai pensato a questa connessione, ma posso dire che degli Ambitious Lovers mi manca molto la velocità dei brani. Oggi si fanno praticamente canzoni lente. Le musiche più veloci sono relegate al carnevale, alla musica elettronica. I dischi, ormai, sono tutti insipidi, con la stessa velocità. È noioso. Adoro quei funky veloci degli anni ’70 e ’80. Forse è proprio questo il legame.

Nel disco ricorri molto spesso alla musica elettronica. In che modo questo genere musicale ti influenza?
Ci sono così tanti tipi di musica elettronica che è difficile dirlo. Tra l’altro, in questo disco usiamo l’elettronica in diversi modi, ma in generale abbiamo usato moltissimo la distorsione.

A proposito del brano Arto vs Arto, a cosa ti riferisci nel titolo?
Si tratta di uno scherzo. Un mio amico ha campionato la mia chitarra e la mia voce e ne ha creato un brano. Insomma è la chitarra di Arto contro la sua voce.

Ascoltando il disco è evidente l’importanza che hai dato alla ritmica. Come hai lavorato per arrangiare i brani?
L’intero disco è stato costruito a partire dai brani di candomblé. In Brasile ho registrato gli atabaques e quando sono arrivato a New York abbiamo usato le registrazioni come base per comporre i brani. In alcuni casi abbiamo scelto, alla fine, di rimuovere il pattern ritmico. In altri casi, invece, la ritmica è rimasta così com’era.

In questo lavoro ci sono musicisti brasiliani e stranieri. Come hai diretto i lavori dovendo gestire culture così distanti?
Melvin Gibbs, il bassista, è un mio grande amico e collaboratore con cui lavoro da anni. Per me è un grande aiuto. Lui ha trovato questo giovane batterista e il batterista ha trovato il pianista. Il chitarrista, invece, è Patrick Higgins un mio amico che suona in una band molto interessante, gli Zs. Mentre chi si occupa delle percussioni, sono baiani con cui ho lavorato molte volte. Insomma, è stato un felice incontro tra vecchie conoscenze e giovani musicisti. Ma devo dire che non è stato difficile gestire i lavori. Ormai i musicisti sono abituati a lavorare a distanza.

Il progetto Anarchist Republic of Bzzz è in stand-by o è definitivamente morto?
A breve uscirà un nuovo disco. Il progetto che citi nasce dall’idea del mio amico Seb el Zin:  è un chitarrista francese e anni fa mi ha detto che voleva fare un disco con una chitarra noise e alcuni rappers. L’idea mi è sembrata molto interessante e così ho partecipato al primo disco e poi al secondo.

Che musica stai ascoltando?
Mi piace ascoltare di tutto e ascolto musica continuamente. Ora c’è un rapper che sto adorando chiamato Young Thug che è totalmente folle. È già una stella negli Stati Uniti. Sto ascoltando molto Os Tincoãs che è una banda baiana degli anni ‘70 che fa una misto di atabaques con armonie vocali.  Sono incredibili. Mateus Aleluia, Il leader di questo gruppo, ha appena lanciato un nuovo disco.

Avrei l’opportunità di vederti dal vivo in Italia?
Sicuramente si perché la mia etichetta è italiana e anche il mio manager. Non ho ancora una data ma dovrebbe essere o a luglio o a novembre.

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Arto Lindsay racconta Cuidado Madame, il suo nuovo disco
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Arto Lindsay racconta Cuidado Madame, il suo nuovo disco
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Dopo tredici anni dal suo ultimo disco, Arto Lindsay torna sul mercato fonografico con il lavoro dal titolo Cuidado Madame
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