Così, questa volta, ho deciso di prepararmi al mio primo incontro con Elza Soares da buona brasiliana, quale per metà mi sento (o probabilmente sono): un ottimo churrasco accompagnato da un delizioso abacaxi con cannella. Poi lì, pronta per entrare nell’arena dei gladiatori più temerari: il Coliseu dos Recreios, situato in uno dei quartieri tra i più caratteristici e singolari della mia cidade linda.
Il palco e gruppo creativo di musicisti che l’accompagnano da anni erano lì, in attesa che il gladiatore entrasse nell’arena. Ed eccola, unica nel suo essere, con le paillettes fluorescenti del suo abito, oscura e lucente. La pioggia di quella notte ha lavato la carne del mio corpo, come canta, in una parafrasi un po’ improvvisata, Elza Soares in uno dei brani del suo ultimo disco, marchiato 2015, A Mulher do Fim do mundo. Cantante del millennio, come decretato dalla BBC, con la sua voce roca Elza Soares ha trasportato il suo pubblico ora nelle favelas di Rio de Janeiro, ora nella terra dove la storia del samba è stata scritta, ora a storie di narcodipendenza. Definire o circoscrivere la sua musica in un unico genere è impossibile: spaziando dal samba puro al rock, sfociando al rap, la cantante brasiliana che probabilmente oggi riassume nella sua persona/presenza le multiple identità del popolo brasiliano ha portato sul palco dell’arena lisboeta parte del suo repertorio classico, come Beba-me o la sua rivisitazione de Canto de Ossanha del “branco mais preto do Brasil” Vinícius de Moraes, per approdare ai brani che l’hanno incoronata vincitrice del Grammy Latino nella categoria del miglior album di MPB.
Da Coração do Mar a Solto, da Dança a Luz Vermelha, le mani e i piedi del pubblico presente in arena ha preso letteralmente fuoco sin dal primo rintocco di chitarra elettrica di Maria da Vila Matilde: il colosseo lisboeta ha così decretato vincitrice di questa battaglia, a suon di buona musica per tutta la cidade Linda, questo singolare quanto originale personaggio del vasto panorama musicale brasiliano.
Ed è così che oggi Lisbona è colonizzata dal Brasile…è quasi altra!

