Era il 2010 quando Marcelo Jeneci siglava il suo esordio musicale come solista con il disco Feito Pra Acabar. Adesso, dieci anni più tardi, ne pubblica una nuova versione arricchita da tre inediti, Me Sinto Bem, Doce Loucura e Rara, e da una bellissima versione in italiano di Felicidade in cui l’artista duetta con Erica Mou.
Abbiamo chiesto a Erica di raccontarci questa esperienza
Cosa ti lega al Brasile?
Un viaggio che ho fatto nel 2013 per suonare a Rio de Janeiro. Non avevo mai approfondito la musica brasiliana prima di allora perchè avevo sempre pensato alla musica brasiliana come qualcosa che avrei scoperto da adulta. All’epoca avevo 22 anni. In realtà mentre facevo quel viaggio, senza saperlo, stavo diventando adulta. É stato come uno spartiacque per la mia vita. A Rio de Janeiro mi sono accorto di come la musica brasiliana fosse la musica più inclusiva che io avessi mai ascoltato. Ricordo che ci sarebbero stati i mondiali di calcio e in città c’erano lavori ad ogni angolo. La cosa che mi colpì fu il fatto che gran parte dei lavoratori cantava. Fu il mio primo contatto con l’essenza della musica brasiliana. Da lì ho iniziato a ricercare, sono entrata in contatto con molte persone che conoscono molto meglio di me questo mondo e che mi hanno aiutato ad arricchire le mie conoscenze. Come nasce, invece, la collaborazione con Marcelo Jeneci?
Max de Tomassi, che immagino tu conosca, è una di queste persone che mi suggerisce cose da ascoltare. Tra le tante cose, mi ha fatto ascoltare Feito Pra Acabar, il primo disco di Jeneci e a me è piaciuto tantissimo. Confrontandoci, Max mi ha detto che sapeva che Marcelo stava pensando ad una versione in italiano di Felicidade e così ha fatto da ponte tra me e lui. Era convinto che le nostre voci dovessero incontrarsi. Così io e Marcelo ci siamo parlati in una videochiamata – a parte la distanza, tutto è accaduto quest’anno, in cui viaggiare era impossibile -, abbiamo imparato a conoscerci e io ho scoperto una bellissima persona. Nel corso dei mesi abbiamo suonato a distanza ed è venuta fuori questa bellissima versione di Felicidade. Quale pensi che sia stato il tuo contributo al brano?
Sembra banale dirlo, ma ho contribuito con la mia voce che è la cosa che non puoi trovare in altri. Da compositrice sono sempre molto legata ai brani che scrivo ma quando questo non accade, come in Felicidade, è molto liberatorio perchè questo mi consente di essere più leggera. Su questo pezzo credo di aver portato la mia leggerezza. E poi, ovviamente, ho portato la mia lingua. Marcelo canta in italiano ed è bellissimo il modo in cui lo fa, ma credo che fosse necessario avere una madrelingua che tutelasse questo testo. Se vogliamo vederla da un altro punto di vista, cos’ha portato Felicidade nella tua vita e nella tua musica?
Le parole che mi servivano in un momento particolare. All’inizio della pandemia, quando eravamo tutti più ottimisti, dicevamo che ne saremmo usciti migliori. E io avevo pensato, in riferimento al libro che ho pubblicato, che le opere d’arte non scadono. La conferma è arrivata quando ho ascoltato Felicidade che è stata composta dieci anni fa ma sembra parlare del momento storico che viviamo. E nonostante sia stata composta con un altro intento, nel tempo si arricchisce di significati restando sempre attuale. Per me è stata la canzone della mia quarantena. Esiste un ponte tra la musica brasiliana e quella italiana che dai primi anni sessanta è arrivato fino a noi. Cosa hanno in comune questi due universi distanti?
Credo che negli anni Sessanta, sia in Italia che in Brasile, si pensava alla canzone come protagonista. Nel corso degli anni soprattutto da noi questa centralità della canzone si è indebolita e la nostra musica si è più occidentalizzata. Ci siamo concentrati di più sul confezionamento di una buona canzone, sull’immagine, tralasciando l’essenza della canzone chitarra e voce. In Brasile, invece, questo centralità della canzone rimane viva. Se pensi al live in duo di Caetano Veloso e Maria Gadú te ne accordi. La musica italiana ha anch’essa una tradizione cantautora e credo che per questo i due universi si cerchino anche se noi dovremmo provare a ridare valore alla canzone in quanto tale. Cosa desideri per il futuro?
Vorrei continuare a lavorare con Marcelo. Mi piacerebbe che la nostra collaborazione possa esprimersi dal vivo, magari in Italia. Vorrei che fosse conosciuto anche qui. E, ovviamente, mi piacerebbe che anche lui mi accogliesse in Brasile.
Un viaggio che ho fatto nel 2013 per suonare a Rio de Janeiro. Non avevo mai approfondito la musica brasiliana prima di allora perchè avevo sempre pensato alla musica brasiliana come qualcosa che avrei scoperto da adulta. All’epoca avevo 22 anni. In realtà mentre facevo quel viaggio, senza saperlo, stavo diventando adulta. É stato come uno spartiacque per la mia vita. A Rio de Janeiro mi sono accorto di come la musica brasiliana fosse la musica più inclusiva che io avessi mai ascoltato. Ricordo che ci sarebbero stati i mondiali di calcio e in città c’erano lavori ad ogni angolo. La cosa che mi colpì fu il fatto che gran parte dei lavoratori cantava. Fu il mio primo contatto con l’essenza della musica brasiliana. Da lì ho iniziato a ricercare, sono entrata in contatto con molte persone che conoscono molto meglio di me questo mondo e che mi hanno aiutato ad arricchire le mie conoscenze. Come nasce, invece, la collaborazione con Marcelo Jeneci?
Max de Tomassi, che immagino tu conosca, è una di queste persone che mi suggerisce cose da ascoltare. Tra le tante cose, mi ha fatto ascoltare Feito Pra Acabar, il primo disco di Jeneci e a me è piaciuto tantissimo. Confrontandoci, Max mi ha detto che sapeva che Marcelo stava pensando ad una versione in italiano di Felicidade e così ha fatto da ponte tra me e lui. Era convinto che le nostre voci dovessero incontrarsi. Così io e Marcelo ci siamo parlati in una videochiamata – a parte la distanza, tutto è accaduto quest’anno, in cui viaggiare era impossibile -, abbiamo imparato a conoscerci e io ho scoperto una bellissima persona. Nel corso dei mesi abbiamo suonato a distanza ed è venuta fuori questa bellissima versione di Felicidade. Quale pensi che sia stato il tuo contributo al brano?
Sembra banale dirlo, ma ho contribuito con la mia voce che è la cosa che non puoi trovare in altri. Da compositrice sono sempre molto legata ai brani che scrivo ma quando questo non accade, come in Felicidade, è molto liberatorio perchè questo mi consente di essere più leggera. Su questo pezzo credo di aver portato la mia leggerezza. E poi, ovviamente, ho portato la mia lingua. Marcelo canta in italiano ed è bellissimo il modo in cui lo fa, ma credo che fosse necessario avere una madrelingua che tutelasse questo testo. Se vogliamo vederla da un altro punto di vista, cos’ha portato Felicidade nella tua vita e nella tua musica?
Le parole che mi servivano in un momento particolare. All’inizio della pandemia, quando eravamo tutti più ottimisti, dicevamo che ne saremmo usciti migliori. E io avevo pensato, in riferimento al libro che ho pubblicato, che le opere d’arte non scadono. La conferma è arrivata quando ho ascoltato Felicidade che è stata composta dieci anni fa ma sembra parlare del momento storico che viviamo. E nonostante sia stata composta con un altro intento, nel tempo si arricchisce di significati restando sempre attuale. Per me è stata la canzone della mia quarantena. Esiste un ponte tra la musica brasiliana e quella italiana che dai primi anni sessanta è arrivato fino a noi. Cosa hanno in comune questi due universi distanti?
Credo che negli anni Sessanta, sia in Italia che in Brasile, si pensava alla canzone come protagonista. Nel corso degli anni soprattutto da noi questa centralità della canzone si è indebolita e la nostra musica si è più occidentalizzata. Ci siamo concentrati di più sul confezionamento di una buona canzone, sull’immagine, tralasciando l’essenza della canzone chitarra e voce. In Brasile, invece, questo centralità della canzone rimane viva. Se pensi al live in duo di Caetano Veloso e Maria Gadú te ne accordi. La musica italiana ha anch’essa una tradizione cantautora e credo che per questo i due universi si cerchino anche se noi dovremmo provare a ridare valore alla canzone in quanto tale. Cosa desideri per il futuro?
Vorrei continuare a lavorare con Marcelo. Mi piacerebbe che la nostra collaborazione possa esprimersi dal vivo, magari in Italia. Vorrei che fosse conosciuto anche qui. E, ovviamente, mi piacerebbe che anche lui mi accogliesse in Brasile.
Summary

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ERICA MOU E MARCELO JENECI CANTANO FELICIDADE
Description
Per i 10 anni dell'album Feito Pra Acabar, Marcelo Jeneci ha duettato con Erica Mou sul brano Felicidade
Author
Pietro Scaramuzzo
Publisher Name
Nabocadopovo.it
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