Nel complesso panorama musicale brasiliano, Gilberto Gil è un tassello importante non solo per gli oltre 50 anni di carriera alle spalle ma, soprattutto, per il costante impegno profuso nel processo di modernizzazione della música popular brasileira che passa attraverso il movimento tropicalista o, ancora, la riscoperta delle sonorità tipicamente nordestine, l’incontro degli strumenti tradizionali con quelli elettrici tipici della tradizione pop anglo americana. Viene da pensare, insomma, che senza Gil la musica brasiliana probabilmente non sarebbe quella che conosciamo oggi. Se, per una serie di eventi, Gil avesse deciso di continuare a lavorare nella Gessy Lever di São Paulo, oggi il Brasile, e la sua musica, sarebbero meno ricchi.
Gil arriva a São Paulo nel 1965. L’anno prima, ancora a Salvador, aveva già avuto modo di collaborare con Caetano Veloso, Gal Costa, Maria Bethânia e Tom Zé, iniziando così un percorso che presto lo avrebbe allontanato dalla carriera nella Gessy Lever e che avrebbe rafforzato le aspirazioni artistiche. Il rapporto di lavoro con la multinazionale anglo-olandese si interromperà, infatti, l’anno seguente, contestualmente alla partecipazione dell’artista bahiano al programma, condotto da Elis Regina, O Fino da Bossa.
Il grande valore artistico di Gil, però, si mostra in tutto il suo splendore nei due anni seguenti. Nel 1967, infatti, Gilberto Gil si presenta al III Festival da Música Popular Brasileira con un brano divenuto poi una pietra miliare del canzoniere brasiliano dal titolo Domingo no Parque. Accompagnato da Os Mutantes – band elettrica formata da Sergio e Arnaldo Baptista, rispettivamente alle chitarre e al basso, e una giovane Rita Lee alla voce – Gil pone le basi per quel processo di ammodernamento della musica brasiliana che, come già detto, passerà attraverso il movimento tropicalista, continuerà negli anni dell’esilio e proseguirà fino ai giorni nostri. Domingo no Parque, infatti, unisce il maracatu, un ritmo folklorico nordestino, alla verve elettrica de Os Mutantes. Nello stesso festival, Caetano Veloso presenterà Alegria Alegria, Chico Buarque Roda Viva e Edu Lobo Ponteiro.
A decretare l’inizio del movimento tropicalista, di cui Gilberto Gil, a detta dello stesso Caetano, è reale ideatore, arriva un anno più tardi il disco Tropicália ou Panis et Circenses a cui participa un collettivo di artisti tra cui, oltre a Gil e Caetano, anche Tom Zé, Os Mutantes, Gal Costa, Rogério Duprat e Torquato Neto. A differenza della bossa nova, il tropicalismo non crea un genere musicale ben identificabile, ma piuttosto un senso di liberta d’espressione che fino ad allora il Brasile non aveva ancora conosciuto. Dopotutto erano quelli anni di repressione e di censura che costarono a Gil e Caetano l’arresto e l’esilio a Londra.
L’esperienza londinese rappresenta per il musicista bahiano uno spartiacque tra passato e futuro. É proprio a Londra che Gil baratta la chitarra classica per quella elettrica, dando inizio alla traiettoria pop che caratterizzerà la sua musica da quel momento in poi. In Inghilterra Gil pubblicherà il disco Inglês, mentre al suo ritorno in patria vedrà la luce Expresso 2222, probabilmente il disco più noto del cantautore brasiliano.
Da questo momento la musica di Gil è il frutto di una continua ricerca di nuovi orizzonti musicali – nella sua musica vi si possono ritrovare, infatti, elementi di, ma anche di una rivalutazione delle proprie radici, della musica nordestina, del baião, della festa junina, di Luiz Gonzaga. Gli album São João ao Vivo e Fé na Festa sono un valido esempio di come negli ultimi anni Gil si sia impegnato a promuovere la cultura musicale nordestina, il forró, lo xote, il baião, senza mai rinunciare a quel tocco di modernità ben evocato dalla dalla chitarra elettrica, ormai fedele compagno di viaggio dell’artista baiano.
Eppure, il valore culturale di Gil non si limita solo alla musica, ma si espande ad altri settori come quello del carnevale di Salvador tornato ai vecchi albori grazie all’impegno del cantautore baiano.
Sul fronte antropologico, invece, uno degli ultimi progetti intrapresi da Gil è stato quello di intraprendere un viaggio per incontrare gli aborigeni australiani, alcune tribù indigene amazzoniche e alcuni attivisti del movimento anti apartheid in Africa del Sud per riflettere sul colonialismo e sui suoi effetti sui popoli colonizzati. Il progetto è diventato un film dal titolo Gil Viramundo
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E poi c’è l’esperienza politica, quella di ministro della cultura durante il governo Lula che, se pur criticata da molti, mette in evidenza l’indole curiosa e intraprendente di un artista in continua evoluzione, in perenne trasformazione.
Gil è un intellettuale a tutto tondo, uno dei pochi, per dirla tutta. Gil è catalizzatore di quella cultura che non conosce confini, né definizioni, né pregiudizi, né stereotipi. Gil è ambasciatore di quella cultura pura di cui abbiamo tutti bisogno.