Nel silenzio della stampa nazionale, ma ben sostenuto da quella locale, lo scorso ottobre si è svolto a Reggio Calabria il più grande evento legato allo choro mai realizzato in Italia, organizzato dal Conservatorio “Francesco Cilea”: il convegno internazionale di studi “Lo choro brasiliano. Prospettive musicologiche e didattiche tra repertorio e prassi esecutive”, il primo del genere in Italia, con la partecipazione di studiosi da tutto il mondo e di alcuni tra i maggiori musicisti di choro brasiliani. Quando l’anno prima proposi al Dipartimento di Didattica della Musica e al Consiglio Accademico del Conservatorio il progetto, che prevedeva anche un concerto del più grande cavaquinista brasiliano, Henrique Cazes, con l’orchestra d’archi del Conservatorio, avevo molti dubbi che tutto ciò potesse realizzarsi. Ma non solo poi tutto si è davvero realizzato, ma possiamo dire che è stato realizzato al meglio, segnando un momento fondamentale per la diffusione dello choro in Italia, grazie alla volontà di tutti i partecipanti e degli organizzatori, del Direttore del Conservatorio Maria Grande, e di tutti i docenti e gli allievi che ci hanno creduto.Nel silenzio della stampa nazionale, ma ben sostenuto da quella locale, lo scorso ottobre si è svolto a Reggio Calabria il più grande evento legato allo choro mai realizzato in Italia, organizzato dal Conservatorio “Francesco Cilea”: il convegno internazionale di studi “Lo choro brasiliano. Prospettive musicologiche e didattiche tra repertorio e prassi esecutive”, il primo del genere in Italia, con la partecipazione di studiosi da tutto il mondo e di alcuni tra i maggiori musicisti di choro brasiliani. Quando l’anno prima proposi al Dipartimento di Didattica della Musica e al Consiglio Accademico del Conservatorio il progetto, che prevedeva anche un concerto del più grande cavaquinista brasiliano, Henrique Cazes, con l’orchestra d’archi del Conservatorio, avevo molti dubbi che tutto ciò potesse realizzarsi. Ma non solo poi tutto si è davvero realizzato, ma possiamo dire che è stato realizzato al meglio, segnando un momento fondamentale per la diffusione dello choro in Italia, grazie alla volontà di tutti i partecipanti e degli organizzatori, del Direttore del Conservatorio Maria Grande, e di tutti i docenti e gli allievi che ci hanno creduto.
Il convegno vero e proprio è stato preceduto il 22 e 23 ottobre da una master class di Henrique Cazes, che ha visto la partecipazione di numerosissimi studenti del conservatorio e non solo: nei due giorni Cazes ha introdotto i partecipanti alla pratica dello choro lavorando su brani di Pixinguinha, Ernesto Nazareth, Waldir Azevedo (di cui Cazes è uno dei maggiori interpreti), sempre attento anche alla Henrique Cazescontestualizzazione storica, attraverso l’ascolto di registrazioni d’epoca, spesso da lui stesso rimasterizzate, poiché, oltre ad essere un grande solista che ha collaborato con grandi come Radamés Gnattali, Joel Nascimento e molti altri, e oltre ad essere docente di cavaquinho presso la “Universidade Federal” di Rio de Janeiro – , Henrique Cazes può essere considerato anche uno dei maggiori studiosi di choro e samba brasiliani (suo è il classico volume “Choro, do Quintal ao Municipal”, 1998). La master class è stata come un preludio a quello che poi sarebbe accaduto nei giorni seguenti, con una grande mobilitazione delle classi del Conservatorio, che durante l’anno avevano preparato dei brani da eseguire al convegno, sia classi dell’ambito classico che di quello jazz, segno che lo choro, come pochi altri generi può essere davvero “trasversale”.
E così, tra master class e prove per il concerto con l’orchestra, si è arrivati al convegno vero e proprio del 24 e 25 ottobre, che ha visto prestigiosi patrocini internazionali (“Escola brasileira de Choro Raphael Rabello” di Brasília, Université Paris – Sorbonne, Società Italiana di Musicologia), e la dislocazione degli eventi in diversi spazi della città. La progettazione che avevo pensato con il collega musicologo Nicolò Maccavino verteva su più fronti: una parte “classica”, per indagare lo choro da un punto di vista storico, nei suoi rapporti con la tradizione scritta della musica erudita, una parte sull’improvvisazione e gli aspetti audiotattili dello choro, per mettere in evidenza le sue connotazioni di musica “popular” in relazione anche alle fonti fonografiche, e una parte sulla didattica e la trasmissione culturale tra Brasile e Europa. All’interno di ogni sessione erano previsti numerosi interventi musicali degli allievi, oltre a tavole rotonde, mini-workshop, concerti e rodas.
03 Vincenzo Caporaletti e Rodrigo Teodoro de PaulaIl convegno (che si svolto nella sala dell’Unitre di Reggio Calabria) è iniziato, dopo i saluti di rito, la mattina del 24 ottobre con la relazione introduttiva di Henrique Cazes, che in circa mezz’ora è riuscito a tracciare un profilo storico dell’evoluzione dello choro: dall’origine ottocentesca con il processo di brasilianizzazione della polka, fino al maxixe e allo choro durante l’epoca della radio, con il sorgere del formato tradizionale del “conjunto regional”, nato in connessione col samba. Poi l’intervento del musicologo mineiro, residente da tempo in Portogallo e docente presso l’ Universidade de Évora, Rodrigo Teodoro de Paula, ha aperto la sessione “Tradizione scritta brasiliana e eredità europea”. Conoscevo Rodrigo attraverso un suo bellissimo cd in cui aveva inciso antiche modinhas, e la sua interessante  relazione verteva proprio su tutto ciò che nella musica urbana brasiliana dell’Ottocento “precedeva” la nascita dello choro: modinha, lundu, chula e le varie “danças de preto”. A seguire gli interventi della pianista Maria Di Pasquale, una ricca disamina del repertorio pianistico brasiliano, dal romanticismo a Ernesto Nazareth, e di Nicolò Maccavino, che si è concentrato sui brani per chitarra di Heitor Villa-Lobos e in particolare sullo Choro n. 1, analizzandolo a fondo in relazione alle forme dello choro tradizionale. E proprio questo brano è stato uno di quelli eseguiti dagli allievi del conservatorio quella mattina, oltre a brani di Pixinguinha e Zequinha de Abreu, eseguiti dalla classe di clarinetto di Teresa Spagnuolo, altra appassionata romana di choro.
La parte convegnistica del primo giorno si è conclusa dopo la pausa con una discussione sul tema “Musica erudita brasiliana: ricezione e tradizione esecutiva in Europa”, con la partecipazione di alcuni osservatori privilegiati come Maria Inês Guimarães da Parigi eRodrigo Teodoro de Paula dal Portogallo, con la partecipazione del docente di chitarra del Conservatorio, Francesco Scimone, a cui è seguita una presentazione del grande concerto serale, a cura dei miei allievi di Didattica della Musica Cristiana Crea, Maria Giovanna Fazzari e Valerio Logiudice. L’evento clou del 24 ottobre è stato il concerto (presso l’Aditorium U. Zanotti Bianco dell’Accademia del Tempo Libero) di Henrique Cazes
con l’orchestra d’archi del Conservatorio, diretta magistralmente da Giuseppe La Malfa, con la partecipazione di Fabio Falaguasta al cavaquinho (uno dei promotori dell’iniziativa), il grande sette corde di Brasília Henrique Neto e il pandeirista del Club du Choro di Parigi, il carioca Wander Pio, con tutta la sua carica energetica. Questo evento nell’evento, è stato il primo concerto in assoluto che Henrique Cazes ha tenuto in Italia, al quale la stampa locale ha dato ampio rilievo. È stato bellissimo, in una sala strapiena, vedere i colleghi di conservatorio cimentarsi insieme agli strumenti tipici della tradizione brasiliana, cavaquinho, pandeiro, chitarra 7 corde, in un programma che rappresentava un percorso dalla musica erudita brasiliana allo choro tradizionale. Si è potuto così ascoltare in prima europea il Concertino per cavaquinho e orchestra (il primo mai scritto per questo strumento) del grande compositore Ernani Aguiar, poi lo splendido Divertimento di Cazes (suonato in duo con Henrique Neto) e suoi  arrangiamenti orchestrali di brani di Waldir Azevedo e Radamés Gnattali, e – per me grande onore – il brano che ho scritto espressamente per lui, Retrato, per cavaquinho, chitarra 7 corde e orchestra d’archi, il cui ascolto è stato per me veramente emozionante, come già mi ero reso conto dalle prove nei giorni precedenti.   

Il Secondo Giorno

Il secondo giorno di convegno (di nuovo alla Unitre) è stato densissimo. La seconda sessione “Repertorio e prassi improvvisative dello choro nel contesto delle musiche audiotattili”, è stata aperta dal mio intervento sull’ornamentazione melodica in Pixinguinha e Jacob do Bandolim, seguito poi dall’intervento di Vincenzo Caporaletti, una delle più eminenti figure degli studi di musica afroamericana e di popular music, il padre della teoria “audiotattile”, che ha analizzato – e trascritto “virtuosisticamente” in ogni dettaglio – un’incisione di Henrique Cazes e Marcello Gonçalves che eseguono il brano di Garoto, Benny Goodman no Choro. E per chiudere la sessione l’intervento sulle “fonti audiotattili” dello choro di Fabiano Araújo Costa e Patrícia de Souza Araújo, due straordinari studiosi e pianisti arrivati direttamente dall’Universidade Federal do Espírito Santo, che hanno chiuso con una brillante esecuzione a quattro mani di uno dei più bei brani di Egberto Gismonti: 7 anéis. Una “pausa musicale” ha consentito poi l’esecuzione di moltissimi studenti, alcuni dei quali già valenti professionisti: le chitarre elettriche e le voci dei corsi di jazz (con musiche di Garoto, Pixinguinha, Guinga), gli allievi del corso di Didattica (con musiche di Chiquinha Gonzaga), la reinterpretazione di Baden Powell con la chitarra battente di Alessandro Santacaterina, e il gruppo di ragazzi “Corde libere” diretta da Alessandro Calcaramo (con brani di Jacob do Bandolim e Waldir Azevedo).
L’ultima sessione, “La didattica dello choro”, è stata aperta da Henrique Lima Santos Neto, il già citato sette corde figlio del grande Reco do Bandolim, che da vice-presidente della “Escola brasileira de Choro Raphael Rabello” di Brasília e autore del notevole “Manual do Choro”, ha illustrato la metodologia didattica della principale scuola di choro brasiliana. Poi è stata la volta degli esponenti del Club du Choro de Paris, il primo del genere fondato in Europa: Maria Inês Guimarães, interessantissima compositrice, pianista e musicologa, instancabile divulgatrice della musica brasiliana in Francia, ha illustrato la storia e l’attività del Club da lei fondato e dei Festival internazionali di choro, mentre il citato percussionista Wander Pio Silva de Oliveira si è concentrato sugli aspetti legati al ritmo e alle percussioni, e sulle problematiche relative, come la questione del “contrasto tra accento e metro”, tipica della musica brasiliana. Ha chiuso poi la sessione il cavaquinista e chitarrista italiano Fabio Falaguasta, che forte della sua esperienza di studio presso la Casa do Choro di Rio de Janeiro, ha parlato anche delle forme di didattica riguardanti lo choro, da lui attuate presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio di Roma.
Terminate le “sessioni” ufficiali, le iniziative sono continuate il pomeriggio con una serie di eventi di estremo interesse: i mini-worshop strumentalicon Henrique Neto, Maria Inês Guimarães e Wander Pio. Un’affascinante lezione introduttiva sul concetto di roda di Henrique Cazes, che ha svelato il senso profondo di questa pratica, in cui ciascuno porta agli altri il “dono” della propria musica. E una interessantissima tavola sul rapporto tra choro, jazz e improvvisazione, in cui si sono confrontate posizioni diverse tra Henrique Cazes, Fabiano Araújo, Vincenzo Caporaletti, Henrique Neto e Giancarlo Mazzù, docente di chitarra jazz del Conservatorio di Reggio Calabria, dibattendo sul rapporto tra sperimentazione e tradizione nello choro, fino ai nessi con altre pratiche come quella della free music. Per chiudere il pomeriggio il bellissimo concerto per pianoforte di Maria Di Pasquale, che ha spaziato nel repertorio classico e popolare brasiliano tra ‘800 e ‘900, interpretando autori quali Villa-Lobos, Camargo Guarnieri, Francisca Gonzaga, Ernesto Nazareth, Radamés Gnattali e Tom Jobim.     
In serata, in un luogo “magico” come il Museo dello Strumento Musicale di Reggio Calabria, si è svolta una intima roda, degna conclusione di giornate tanto intense: aperta in un’atmosfera quasi mistica dal solo cavaquinho di Cazes, si sono poi aggiunti gli ospiti del convegno, Henrique Neto, Wander Pio e Fabio Falaguasta, e poi alcuni talenti calabresi formatisi al Conservatorio “F. Cilea” come il mandolinista e chitarrista Alessandro Calcaramo, il flautista e polistrumentista Matteo Diego Scarcella e la cantante e pianista Roberta Piccirillo. In chiusura l’omaggio a “São Pixinguinha”, con Carinhoso e le intense parole di Cazes, che ha spiegato il senso profondo di “resistenza culturale” di quello che in quel momento stavamo tutti realizzando, in un mondo dove a tutti i livelli domina il mercato. Sono stati giorni straordinari, in cui si sono creati rapporti umani e professionali che dureranno nel tempo, consolidatisi anche negli extra-convegno come le cene e i pranzi, dove in un’atmosfera di amicizia, si è continuato a discutere e a suonare, accompagnati da buon vino e tanta cerveja.

La presenza di Cazes in Italia, ha poi avuto una coda a Roma, dove il sottoscritto e gli chorões italiani Massimo Aureli, Lorenzo Andraghetti e Fabio Falaguasta lo hanno accompagnato in alcune esibizioni, e dove si è svolta una sua interessante master class tenutasi presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Del convegno di Reggio Calabria è attesa poi la pubblicazione degli atti, altra tappa importante per l’espandersi dello choro in Italia, dove ormai si sta creando un terreno fertile tra varie rodas che stanno nascendo in diverse città. Ma oltre le rodas, i concerti e la didattica, ritengo che la “conquista” degli spazi accademici, come conservatori e università, segnerà un ulteriore passaggio e un salto di livello per la diffusione di questo meraviglioso genere musicale che è lo choro, come è già accaduto in Brasile e sta accadendo in altre parti del mondo.

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LA MAGIA DELLO CHORO IN CONSERVATORIO
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