Sinto-me múltiplo. sou como um quarto com Mi sento multiplo. sono come una stanza con
inúmeros espelhos fantásticos que torcem innumerevoli specchi fantastici che deformano
para reflexões falsas uma única anterior realidade in riflessi falsi una unica anteriorerealtà
que não está em nenhuma e está emtodas che non è in nessuna ed è intutte

 

(Outra vez te revejo, Fernando Pessoa)

 pessoa

Parlare di Fernando Pessoa, avviarsi lungo i suoi tormentosi ed impervi sentieri poetici – che si avvolgono su se stessi in un continuo oscillare tra volute di pensiero apparentemente logico ed un caleidoscopio di stranezze linguistiche – significa perdersi in quella foresta “do alheamento”, dello straniamento linguistico e concettuale: la follia ed il mistero dell’esistenza sembrano essere l’enigma da risolvere nella sua poesia.

Un’ossessiva ed insanabile dialettica tra sentire e pensare, tra sogno e pensiero pervade i testi di Fernando Pessoa: ogni sensazione colta è per lui moltiplicazione di altre immagini. Così, attraverso le sensazioni, ininterrottamente una folla di pensieri si muovono nella sua mente, stabilendo incomprensibili relazioni tra spazio esteriore e spazio interiore.

Tutto questo costituisce di fatto il programma poetico-sensazionista che pervade la personalità di Pessoa, che si potrebbe ben riassumere nell’enunciato: “Sentir tudo em todas as maneira”, sentire tutto in tutte le maniere esposto nel poema Passagem das horas (1916) dell’eteronimo Álvaro de Campos.

Pessoa ha così frantumato la propria unità per dar voce a personalità letterarie separate e diverse dal suo stesso io, che sono gli eteronimi e che rispondono ai nomi di Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de Campos, Bernardo Soares, Alexander Search, António Mora e molti altri ancora. Pessoa si vede multiplo, sente nel profondo del suo essere una moltitudine. Nelle singole opere, ciascuna delle quali con una specifica poetica, fa muovere esseri umani viventi, con una fisicità e un’esistenza tutta umana, che seppure non abitanti il nostro mondo, lo “vivono” pienamente come persone di finzione perché, come dice Pessoa: “Reale è la finzione”.

*Immagine di copertina di João Beja